Il tipo di società in cui viviamo ci porta a credere che solo soddisfacendo i desideri materiali possiamo essere felici: carriera nel lavoro, soldi e soprattutto una vita sessuale completa. Non è un caso che oggi si assiste a una cosiddetta liberazione sessuale senza confini, nelle forme più disparate. Nessuno però si chiede se questo continuo oltrepassare i confini non sia il segno di una insoddisfazione che ci porta a sposartci continuamente da un punto all’altro. Sul sito infoCatòlica una storia che va contro tutto questo, quella di Dan Mattson che ha appena pubblicato il libro autobiografico “Perché non mi definisco gay: come ho recuperato la mia realtà sessuale e ho trovato la pace”. Cresciuto abusando di ogni tipo di rivista pornografica, si scopre ben presto omosessuale. Ma le storie che vive con altri uomini lo lasciano sempre con il vuoto dentro, anche quando finalmente trova una persona con cui va a vivere insieme, convinto finalmente di aver trovato la sua realizzazione e la sua felicità. Ma un giorno conosce una donna di cui si innamora perdutamente e cambia tutto: va a vivere con lei. Parlano di sposarsi ma la donna gli confessa che non vuole avere figli. Dan si sente perduto: non concepisce il matrimonio senza figli e i due si separano. Non sa più chi è, anche la sua identità sessuale gli appare oscurata. In modo casuale incontra alcune persone appartenenti al movimento “Coraggio cattolico” che si occupano di persone omosessuali per guidarli alla scoperta di se stessi, senza imposizioni, giudizi moralistici, forzature.
IDENTITA’ SESSUALE OGGETTIVA
Quello che gli era sempre apparso come un dogma, soddisfare i propri desideri sessuali in qualunque modo, comincia a svanire. Quello che aveva sempre creduto, che due persone debbano stare insieme a prescindere dalla loro identità sessuale, si incrina. Dan non si sente in colpa o offeso dalla proposta radicale di recuperare la sua identità basata su una base biologica oggettiva. Accetta il percorso suggerito, riconoscendo in questa proposta una verità, con cui – dirà – si sente protetto e liberato. Vivendo in castità, cioè mantenendo con gli altri uomini – anche se ti senti esplicitamente attratto – una relazione di amicizia e fraternità, inizia a sentirsi bene con se stesso. Dan non conosceva l’opzione della castità, non prendeva in considerazione l’idea di partire da una realtà oggettiva, e quando scopre che è possibile, sceglie di farlo liberamente. E decide “di scrivere il libro che avrebbe voluto leggere all’età di 19 anni”. Non si tratta di denigrare particolari opzioni sessuali, d’altro canto anche la Chiesa per secoli ha censurato ogni tipo di approccio che andasse fuori dal dogma e da regole piene di pregiudizi. Si tratta di scoprire cosa ci rende pienamente felici una volta che si abbandonano gli slogan preconfezionati e si entra nella realtà, nelle esigenze specifiche di ogni singola persona. Per Dan scoprire la castità è stato il modo di trovare la sua strada per la felicità.