Il giallo sulla morte di Marco Pantani sarà al centro della puntata di oggi di Tutta la verità, in onda con il nuovo ciclo di appuntamenti nella prima serata del Nove. Si tratta di uno speciale non a caso intitolato “Giallo Pantani”, nel corso del quale si ripercorreranno le tappe dell’intero caso, senza trascurare le circostanze misteriose che ruotano attorno al drammatico decesso del campione di ciclismo avvenuto il 14 febbraio 2004. Un San Valentino dal sapore amaro per la sua famiglia e per i fan del “Pirata”, i quali dopo 15 anni cercano ancora la verità sulla scomparsa di Pantani. Non è un caso se la famiglia di Marco proprio lo scorso aprile abbia inviato alla Commissione Parlamentare Antimafia una richiesta di apertura di una nuova inchiesta per fare totale luce sulla vicenda e spazzare via i troppi dubbi ancora presenti dopo le due precedenti archiviazioni. La domanda centrale, infatti, ad oggi resta solo una: quanto accaduto nella stanza del residence dove il ciclista fu trovato senza vita, è stato davvero un suicidio o forse Marco è stato ucciso? Il dubbio è che nei frangenti precedenti al suo decesso Pantani in quella stanza non fosse da solo. L’ultimo giorno di vita del ‘Pirata’ resta quindi avvolto nel mistero. Non è escluso tuttavia che dietro la sua morte possa esserci l’ombra della criminalità organizzata collegata al caso di doping del 1999. Giorno dopo giorno le teorie sulla fine drammatica di Pantani si moltiplicano e nonostante negli atti si continui a parlare di suicidio, la mamma Tonina Belletti resta ferma nella sua posizione. “Me lo hanno ammazzato”, ha spesso ribadito la donna.
MARCO PANTANI, CASO DOPING E MORTE: RESTA IL GIALLO
Nel corso del docu-film che andrà in onda questa sera sul Nove, sarà dato ampio spazio al glorioso 1998, l’anno in cui Marco Pantani vinse non solo il Giro d’Italia ma anche il Tour de France. Anche l’anno seguente fu caratterizzato dal trionfo del ‘Pirata’ di Cesenatico nel Giro d’Italia ma il 5 giugno 1999, prima dell’inizio della nuova tappa di Madonna di Campiglio, avvenne qualcosa che segnò per sempre il destino del ciclista. Un controllo di routine evidenziò valori di ematocrito più alti della soglia consentita. Per Pantani significò la fine del Giro. Un caso di doping, quello che interessò lo sportivo, caratterizzato da non poche anomalie ma che fu tale da rappresentare per lui solo l’inizio di una serie di grane giudiziarie, alle quali fece seguito il mostro della depressione che andrò a braccetto con la dipendenza di stupefacenti. Un vortice senza fine che terminò solo il 14 febbraio di cinque anni dopo, con la sua morte nella stanza del residence Le Rose, a Rimini. Un decesso avvenuto in una apparente solitudine e per una overdose di farmaci e cocaina. Ad oggi, quando si parla di Marco Pantani inevitabilmente si fa riferimento al doppio giallo, quello sul caso di doping e quello sulla sua morte. Entrambe le vicende infatti evidenziano lati oscuri e verità differenti rispetto alle ricostruzioni ufficiali. Il caso del doping fu ribattezzato come uno dei più gravi complotti della storia dello sport italiano sul quale gravita ancora l’ombra della criminalità organizzata. Al tempo stesso, non è ancora stata messa la parola fine sulla sua morte, nonostante due inchieste archiviate per suicidio. “Mi aspetto moltissimo dell’antimafia, spero di incontrare finalmente quelli che la giustizia me la fanno vedere”, sono state le recenti parole dell’avvocato Antonio De Rensis dopo che il caso Pantani è giunto ufficialmente in Commissione Antimafia.