Antonio Ciontoli non era a casa la sera della morte di Marco Vannini? Ha sparato il figlio Federico Ciontoli? Prosegue l’inchiesta de Le Iene sul dramma di Ladispoli, con l’inviato del programma di Rai 1 che ha registrato altre testimonianze su quella tragica notte. Dopo Maria Cristina, un altro vicino ha sottolineato di non aver visto la macchina di Antonio Ciontoli nel solito posto: «Non era parcheggiata lì, era in mezzo alla strada. Lui di solito la mette sempre qua perché lui arrivava sempre… Mai vista la macchina in mezzo alla strada? No, mai vista». E c’è di più. Loredana e Marina vivono a Ladispoli ma lavorano a Roma e, dopo aver seguito lo speciale de Le Iene la settimana scorsa, hanno affermato: «Ascoltando il racconto di Maria Cristina, mi è venuto in mente di una persona che raccontava che loro non potevano stare a casa quella sera. Credo sia il giorno in cui c’è stata la fiaccolata per Marco (tre anni fa, ndr). Diceva “tanto io so che i signori Ciontoli non erano in casa al momento dell’accaduto”: raccontava che erano a casa di questa coppia di amici, amici intimi dei suoi vicini di casa». Prosegue Loredana: «Non ci metto la mano sul fuoco, ma l’abbiamo vissuta e speriamo che venga fuori qualcos’altro. Non abbiamo più visto questa persona, era una ragazza sui 30-35 anni». Clicca qui per vedere il servizio completo de Le Iene. (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
ISPETTORI GIUSTIZIA SUL CASO
Gli ispettori del ministero della Giustizia si muovono sul caso Vannini. Il ministro Alfonso Bonafede, ancor prima dell’ultimo servizio de “Le Iene” con la nuova testimonianza, ha chiesto ai suoi uffici di attivarsi per studiare il caso. È stata già stilata una relazione su un paio di aspetti critici che meritano approfondimenti. Lo ha rivelato il Fatto Quotidiano, secondo cui presto verrà inoltrata una richiesta di chiarimenti agli uffici della Procura di Civitavecchia. In primis, si vuole capire perché non sia stato fatto di più per risolvere il contrasto tra le dichiarazioni del maresciallo Roberto Izzo con quelle di Martina Ciontoli sulla conoscenza dell’esistenza di un colpo di pistola nel costato che aveva trapassato cuore e polmone. Se fosse stata consapevole del colpo nel corpo di Marco già a casa sua, la sua posizione si sarebbe aggravata. Ma se è stata creduta, perché non è stata contestata a Izzo la dichiarazione difforme? Ma c’è un altro punto delicato, spiega il quotidiano. Il generale Luciano Garofano, consulente di parte, si è lamentato del diniego all’accesso alla casa dei Ciontoli per fare indagini sul luogo del delitto. La Procura aveva fatto tutto quello che poteva? Intanto la Procura di Civitavecchia non ha ritenuto finora opportuno sentire Davide Vannicola per appurare se quel che dice sul carabiniere sia vero o falso. Una cosa comunque è certa: il M5s ha sempre criticato l’interventismo dei ministri della Giustizia precedenti, quindi Alfonso Bonafede non vuole entrare a gamba tesa sui processi, ma fare chiarezza. (agg. di Silvana Palazzo)
VANNICOLA “IZZO SA CHI HA UCCISO MARCO VANNINI”
Ancora nessun invito dai pm di Civitavecchia per Davide Vannicola, l’uomo che a “Le Iene” ha puntato il dito contro l’ex amico e comandante dei carabinieri di Ladispoli Roberto Izzo. Ha accusato in tv un maresciallo di aver mentito sull’omicidio di Marco Vannini, ma finora nessuno sviluppo. Al Fatto Quotidiano ha ribadito il racconto sulla confidenza fattagli da Izzo in merito ad Antonio Ciontoli: «Mi ha fatto capire che era stato il figlio, ma gli aveva consigliato di addossare la colpa al padre perché stando nei servizi segreti poteva avere uno sconto di pena». Izzo avrebbe detto chiaramente a Vannicola di aver consigliato ad Antonio Ciontoli di prendersi la colpa, come accadde a lui. «Una volta i carabinieri vennero a cercare una pistola non denunciata a casa mia. Spontaneamente la consegnai. Chiamai il mio amico Izzo e mi dis- se: “Ce l’hai un papà? Dai la colpa a lui. Tanto ha 70 anni, non gli fanno nulla, non si farà un giorno di galera”». Vannicola ha spiegato il motivo per il quale non ne ha parlato con la Procura o i carabinieri: «Non ho avuto belle esperienze con i carabinieri e con la Procura di Civitavecchia. Mi sono fidato delle Iene. Io spero che comunque la magistratura mi ascolti e che non ci siano ritorsioni». (agg. di Silvana Palazzo)
MARCO VANNINI, NUOVE TESTIMONIANZE A LE IENE
Continua l’inchiesta de “Le Iene” sull’omicidio di Marco Vannini: il programma di Italia 1 ha annunciato nuove testimonianze per la puntata di oggi, martedì 7 maggio 2019. Secondo quanto anticipato, andrebbero a corroborare l’ipotesi che Antonio Ciontoli non fosse in casa quando è partito il colpo di pistola che ferì il giovane. Nell’ultima puntata è stata mandata in onda la testimonianza di Davide Vannicola, amico storico dell’ex comandante dei carabinieri di Ladispoli Roberto Izzo, il quale gli avrebbe confidato che Ciontoli, prima di chiamare l’ambulanza, lo avrebbe chiamato chiedendogli aiuto. «Hanno fatto un casino». Secondo questa testimonianza sarebbe stato Federico Ciontoli a sparare. Ma anche la vicina di casa del piano di sotto sostiene che Antonio Ciontoli (condannato in secondo grado a cinque anni per omicidio colposo) non fosse in casa al momento dello sparo: all’inviato Giulio Golia ha raccontato di non aver visto la macchina parcheggiata al solito posto e di non aver sentito la sua voce.
OMICIDIO MARCO VANNINI, INTERVIENE IL MINISTRO
L’omicidio di Marco Vannini è un caso che sta facendo ancora discutere. Nei giorni scorsi l’annuncio della difesa dei Ciontoli del ricorso in Cassazione. Nel frattempo è intervenuto il ministro della Difesa Elisabetta Trenta, che si è rivolta direttamente al brigadiere Manlio Amadori, consigliandogli di andare a dire tutto quello che sa all’autorità giudiziaria. Amadori, in servizio a Ladispoli la sera in cui è morto Marco Vannini, aveva riferito di un colloquio tra Roberto Izzo e Antonio Ciontoli, il quale in un primo tempo aveva detto «ora inguaio mio figlio» in merito alla responsabilità di quello sparo. Ma a “Le Iene” Amadori rispose di non poter rilasciare alcuna dichiarazione senza il consenso del Comando generale dell’Arma, affermazione che però è stata smentita dalla stessa Trenta, la quale nel corso del programma tv “Accordi e Disaccordi” ha spiegato che non servono autorizzazioni. Inoltre, ha rivelato di aver provato a mettersi in contatto con il carabiniere, senza però riuscirci. «Credo che chiunque sappia qualcosa in più sulla vicenda debba parlare», la sua conclusione.