Carlo Petrini, ex attaccante della Roma è morto oggi in ospedale. Aveva 64 anni. Aveva militato anche nel Milan e nel Torino e in altre squadre, partendo dalla giovanili del Genoa. La sua notorietà, più che alle gesta sportive, la si deve ai forti attacchi contro il mondo del calcio che aveva lanciato negli ultimi anni della sua vita. Nel 2000 ad esempio aveva pubblicato una autobiografia molto polemica intitolata “Nel fango del dio pallone” in cui accusava il doping secondo lui di uso comune nel mondo sportivo già negli anni sessanta e settanta. Si occupò ad esempio del caso del calciatore Donato Bergamini: secondo Petrini non si era suicidato come indicavano le indagini sulla sua morte ma si trattava di vero e proprio omicidio. Nella sua ultima intervista poi, rilasciata al Tg com, aveva accusato il mondo del calcio di essere in mano alla criminalità e ad alcuni giocatori omosessuali che lo stavano rovinando. “Il mondo del pallone rischia di esplodere per il connubio con la malavita e quando arriverà lo scandalo dei calciatori gay” aveva detto in quell’intervista. La sua carriera sportiva lo aveva visto crescere nelle giovanili di Genoa e Lecce per poi approdare nel 1968 al Milan, lo squadrone allenato da Nereo Rocco con cui vinse proprio in quell’anno la Coppa dei Campioni. In seguito andò a giocare nel Torino, Varese, Catanzaro, Ternana e nella Roma allenata da Nils Liedholm nella stagione 1975-76. Nel 1979 venne coinvolto nello scandalo del calcio scommesse: subì una squalifica di tre anni e sei mesi. Nel 1982 come si sa in seguito alla vittoria dell’Italia nella Coppa del mondo ottenne anche lui l’amnistia e tornò a giocare in serie C2 finendo la carriera nella squadra del Rapallo Fuentes nel ruolo di allenatore. Dopo la fine dell’attività sportiva, in seguito a problemi finanziari, fuggì dall’Italia rifugiandosi in Francia dove visse nell’anonimato. Vi rimase per diversi anni mentre in Italia il figlio di 19 anni, anche lui giocatore di calcio, moriva per un tumore al cervello senza poter rivedere il padre.
Le cause della sua morte sono dovute a un glaucoma che lo aveva portato alla quasi completa cecità dall’occhio sinistro e gravi problemi anche al destro. Nel corso della malattia ha subito cinque interventi chirurgici: secondo alcuni la malattia potrebbe essere attribuita ai farmaci dopati presi durante la sua carriera di calciatore.