E’ morto all’età di cento anni Erich Priebke, l’ex capitano delle SS condannato all’ergastolo per crimini di guerra e per aver partecipato alla pianificazione e alla realizzazione dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, in cui vennero fucilate 335 persone. Il 29 luglio scorso l’ex ufficiale ha compiuto cento anni e sotto la sua abitazione nel quartiere Balduina di Roma, dove stava scontando gli arresti domiciliari, l’associazione Dreyfus e alcuni membri della comunità ebraica romana si erano riuniti in un sit in di protesta. Il nipote del capitano tedesco, invece, si era presentato con una bottiglia di champagne, scatenando una lite poi sedata dall’intervento della polizia. Priebke aderì al Partito Nazionalsocialista nel 1933, per poi entrare nelle SS dove raggiunse il grado di capitano (SS-Hauptsturmführer). Dopo la sconfitta della Germania, Priebke fuggì da un campo di prigionia a Rimini e si rifugiò in Argentina, a San Carlos de Bariloche. Dopo essere stato riconosciuto colpevole dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, le autorità italiane inoltrarono la richiesta di estradizione, che avvenne nel novembre 1995. La morte è stata comunicata dal suo legale, Paolo Giachini: “Erich Priebke muore oggi all’età di 100 anni”, ha scritto l’avvocato in una nota. “Il suo ultimo lascito è un’intervista scritta e un video, testamento umano e politico”. Il decesso dell’ex capitano ha già scatenato le prime reazioni: “Di fronte alla morte di Priebke non si piange e non si ride perché in nessuno dei due casi le vittime potrebbero tornare indietro, in vita – ha detto all’Adnkronos Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma -. Resta l’amarezza per una figura che non si è mai pentita di ciò che ha compiuto e si è sporcata le mani di sangue come tutte le truppe naziste. Ora le sue vittime sono ad attenderlo lassù in cielo, nella speranza che ci sia giustizia divina”.