Con la scomparsa di Enzo Jannacci, morto questa sera dopo una lunga malattia, si chiude definitivamente una storia, quella della musica italiana del dopoguerra e che ha influenzato tutta produzione musicale del Bel Paese fino a oggi. Quella di maestri come Jannacci appunto, di Giorgio Gaber, del “primo” Celentano, che adesso di quel trio di amici è l’unico sopravvissuto. Enzo Jannacci, milanese purosangue, era nato il 3 giugno 1935. Musicista autentico, si era diplomato presso il conservatorio di Milano in armonia, composizione e direzione di orchestra: aveva studiato pianoforte per otto anni. Appassionato ascoltatore, scopre il jazz e le nuove musiche americane diventandone interprete mentre sviluppa anche la sua capacità di intrattenitore esibendosi nei cabaret della Milano degli anni 50. Con l’arrivo del rock’n’roll, diventa pianista di cantanti come Tony Dallara per poi conoscere il giovanissimo Adriano Celentano: la scena è quella del club Santa Tecla dove si trovano tanti giovani che poi diventeranno protagonisti del teatro e della musica italiana. Con Celentano prende parte come pianista a un evento storico, nel 1957: il primo festival italiano di rock’n’roll. Dopo aver conosciuto anche Giorgio Gaber dà vita con lui a un sodalizio sempre a base di musica rock. Con gli anni 60 arrivano altri amici, come Dario Fo con il quale eserciterà attività di scrittore e paroliere e comincia a incidere dischi da solista, quei classici della canzone, a volte in dialetto milanese, storici ritratti dell’Italia operaia e popolare di quel periodo, colmi di tenerezza e poesia, ma anche di ironia come il tormentone Vengo anch’io. Il successo lo porterà anche in televisione e nei teatri, così come nel cinema. Negli anni settanta l’attività musicale si dirada perché si dedica maggiormente a quella di medico: è chirurgo e non ha mai smesso di operare. Ha continuato a incidere dischi e fare spettacoli: nel 1998 per la quarta volta partecipa al festival di Sanremo. Circa un anno fa Fabio Fazio gli aveva dedicato una puntata del suo programma Che tempo che fa, con molti musicisti e attori intervenuti a rendergli omaggio, ma in modo leggero, come se partecipassero a una festa che suscitava in tutti bei ricordi. E per continuare a divertirsi e giocare con la musica, in modo che anche Enzo ne godesse. Lascia un figlio, Paolo, musicista e uomo di spettacolo anche lui, che ha spesso collaborato con il padre.