Il cinema spagnolo è ancora in lutto. Dopo la morte del poliedrico Jess Franco, avvenuta la scorsa settimana, la Signora Morte si è abbattuta anche sul collega Bigas Luna. Il regista e sceneggiatore di Barcellona, malato da tempo di cancro, si è infatti spento questa mattina nella sua casa catalana a Tarragona, all’età di 67 anni, assistito negli ultimi istanti dalla moglie e dalle figlie. Secondo espressa direttiva di Luna, non si terranno né funerali né pubblici omaggi, ma lo staff che lavorava con il defunto alle riprese del film “Mecanoscrito del segundo origen”, un adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di Manuel de Pedrolo, dovrà impegnare tutte le forze nel portare al termine la pellicola, che sarà dedicata al nipotino del morto.
Bigas Luna esordì come desiger alla fine degli anni ’60, quando fondò uno studio di disegno industriale, e passò poi alla professione di regista girando cortometraggi in super 8 dal tema riconducibile a quello della sua precedente professione, sperimentando persino nuove tecniche di ripresa. Il suo primo lungometraggio è “Tatuaje”, del 1976, nel quale il fulcro della vicenda è il tema dell’incesto, che dà il via al vero e proprio “filone erotico” del regista, condensato, l’anno seguente, in un insieme di girati dall’eloquente titolo “Historias impudicas”. Il 1978 fu l’anno di “La chiamavano Bilbao”, seguito da “Caniche” (1979), da “Reborn” (1981) e da cinque anni di silenzio fino ad “Angoscia”, dell’’87, un film psicologico che alcuni ritengono il miglior lavoro del maestro. Anche se la sua opera più nota, per la quale si aggiudicò il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia, è “Prosciutto Prosciutto”, del ’92, che vede nel cast un trio di donne del calibro di Anna Galiena, Penélope Cruz e Stefania Sandrelli. E se unanime è il consenso da accordare a “Prosciutto, prosciutto”, altrettanto unanime è lo sgomento nella visione del film “Bambola”, con Valeria Marina, che raccolse un infinito numero di critiche nei confronti dell’atmosfera eccessivamente trash e violenta della pellicola, che valsero a Bigas la diffida dai red carpet.



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