Impossibile pensare il mondo della canzone rock, specie quello più impegnaoa politicamente, senza pensare a Pete Seeger, scomparso ieri a 94 anni di età, basti pensare che uno come Bruce Springsteen dedicò pochi anni fa un intero disco al suo repertorio, “The Seeger Sessions” appunto. Ma anche Bob Dylan, che giovanissimo fu suo discepolo e fan entusiasta. Pete Seeger fu compagno di musica e di battaglie civili insieme a Woody Guthrie, nell’America conservatrice e maccartista degli anni 40 e 50, quella della caccia alle streghe comuniste, tanto da finire anche lui nella lista nera dei “sovversivi”. Ma soprattutto fu colui che traghettò l’immenso patrimonio della musica popolare nordamericana ai giovani della generazione rock, fungendo da punto di riferimento indelebile, salvaguardando un mondo musicale che grazie alla sua figura è arrivato fino ai gironi nostri. La sua carriera musicale era cominciata nel 1948 con il gruppo The Weavers, i primi a portare al successo popolare la musica folk con brani come If I had a hammer. Il suo strumento era il banjo, che lui fece diventare simbolo della sua musica: la sua voce che canta We Shall Overcome è indissolubilmente legata alle marce per i diritti civili degli anni 60, ma è sempre rimasto un combattente fino al suo ultimo giorno, ecologista e sostenitore di movimenti come Occupy Wall Streeet, cantando il classico dell’amico Woody Guthrie, This land is your land alla cerimonia di insediamento di Barack Obama. Con la sua scomparsa scompare anche un modo di intendere la musica legato al popolo e al senso della comunità, concetti ormai spazzati via dalla comercializzazione esasperata della musica moderna.



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