E’ morto Gabriel Garcia Marquez, premio nobel e letterato che ha cambiato il volto non solo della cultura colombiana, ma di tutta l’America latina (e non solo). La stampa colombiana ha diffuso la notizia, appresa dai suoi famigliari, della morte dell’ottantasettenne a Città del Messico. La notizia è diventata subito l’apertura di tutti i media latino americani e brasiliani, e il Presidente della Colombia Juan Manuel Santos ha confermato la morte a Città del Messico di Gabriel Garcia Marquez: «mille anni di solitudine e tristezza per la morte del più grande dei colombiani di tutti i tempi. Solidarietà e condoglianze a Gabo e la famiglia», ha scritto su Twitter. Il premio Nobel colombiano è ricordato come «uno dei maggiori scrittori del XX secolo». Molti media brasiliani mostrano immagini di “Gabo” a Cuba, al fianco del «suo amico Fidel Castro». Il suo libro più celebre, “Cent’anni di solitudine”, è diventato il simbolo di una intera generazione. Nato ad Aracataca, Magdalena, nel 1928, ha mescolato nella sua opera la dimensione reale e quella fantastica, dando impulso allo stile della narrativa latino-americana definito «realismo magico», di cui “Cien años de soledad” (1967) rappresenta un manifesto. Nel 1982 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura. Pubblicò “La hojarasca” nel 1955, analisi di un suicidio attraverso il monologo di tre testimoni che portano alla luce vicende e passioni di tutto un paese nel corso di un secolo. Seguirono “Nessuno scrive al colonnello” (1961), “I funerali della Mamà Grande” (1962) e “La mala ora” (1962), romanzo con intenzioni politiche.