La figura scheletrica, i capelli bianchissimi, gli occhi semi chiusi quasi cieco per via della caratteristica fisica che lo aveva reso spettrale e inquietante sul palco. Johnny Winter, il bluesman albino, è morto a 70 anni di età. Da tempo non stava bene, complice una vita vissuta a lungo sulla corsia di sorpasso, tra droghe pesanti e alcol, ma ancora pochi mesi fa era venuto in Italia a suonare, benché costretto a stare seduto su una seggiola quasi tutto il tempo. Come tutti quelli della sua generazione, per lui contava una cosa sola anche se fisicamente allo stremo: suonare dal vivo davanti a un pubblico. Nato nel Texas nel 1944, cominciò a incidere a fine anni 60 dopo aver incantato le platee dell’epoca grazie al suo stile chitarristico straordinario. Nel 1969 suonò al leggendario festival di Woodstock per poi incidere nel corso della sua carriera circa venti dischi e produrre e collaborare con leggende del blues come Muddy Waters. Il suo nuovo disco doveva uscire il prossimo 2 settembre.



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