L’uomo dei misteri come si è detto di lui i cui misteri veri e presunti adesso finiscono con lui nella tomba. A 96 anni di età è morto Licio Gelli, il cui nome è stato a lungo legato ala loggia massonica P2. Si trovava nella sua casa Villa Wanda nei pressi di Arezzo dove era da poco rientrato dopo un ricovero in ospedale. Era nato a Pistoia nel 1919 e su di lui svariate accuse fino alla condanna per depistaggio delle indagini sulla strage di Bologna del 1980. Altre inchieste lo avevano portato in carcere sia in Svizzera che in Francia. Soprannominato a seconda dei casi il burattinaio, Belfagor o il venerabile, è stato considerato un manovratore dei rapporti nel mondo della finanza e della politica anche a livello internazionale. Dopo aver militato nelle formazioni franchiste spagnole e aver aderito al fascismo italiano, si era sempre, fino a oggi, considerato un fascista. Il suo ingresso nella massoneria è del 1963 prendendo le redini della loggia Propaganda 2, detta P2, una loggia massonica specializzata nell’adesione di personaggi pubblici che viene sciolta nel 1975 ma che continua a esistere nell’ombra. Nel 1981 i magistrati che indagano sul crack Sindona ottengono le liste con i nomi degli aderenti e scoppia lo scandalo. Ci sono dentro ministri, parlamentari, finanzieri, alti militari, giornalisti e anche Silvio Berlusconi. Molte le condanne nei suoi confronti e altrettante le fughe per sottrarsi al carcere: nel 1998 viene condannato a 12 anni per il crack del Banco Ambrosiano, quattro mesi di fuga e poi gli arresti domiciliari. Da allora ha sempre vissuto a Villa Wanda dove nel 1998 gli agenti trovarono nascosti tra le fiorerie oltre 160 chili di lingotti d’oro. 



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