Giuliano Ferrara parla così della morte di Luca Ronconi, il regista e attore teatrale venuto a mancare ieri: “Se n’è andato un grande Maestro e un vecchio amico. Personalità eccezionale del teatro europeo, lascia un vuoto incolmabile nel panorama culturale del nostro paese e non solo”. Nella sua testimonianza Ferrara, che è direttore artistico del Festival dei due Mondi di Spoleto, ricorda così la collaborazione di Ronconi col Festival: “Con i suoi sei spettacoli creati a Spoleto nei sette anni passati, Luca Ronconi è stato la colonna del nostro Festival. La sua recente messa in scena di ‘Danza macabrà’ continuerà la sua vita sui palcoscenici italiani ed esteri. E sarà questo il contributo del Festival di Spoleto – conclude Ferrara – per ricordare e onorare la sua memoria”. La “Danza Macabra” di cui parla Giuliano Ferrara è un testo illustre di Strindberg, dalla critica interpretato come un exemplum della vita coniugale vissuta quale inferno domestico: in questa si scontrano la natura satanica della moglie Alice e il carattere vampiresco del marito Il Capitano, impgnato a succhiare via la vita del secondo uomo, Kurt, psicologicamente fragile. La calma routine esistenziale della coppia viene stravolta dall’arrivo del terzo uomo, Kurt. I due passano dalla tranquillità a interpretare le rispettive parti e solo la fuga finale di Kurt riporta la coppia allo stato originale di quiete. Per Luca Ronconi si trattava quindi di una rappresentazione infernale ma risibile. La Danza Macabra di Luca Ronconi era andata in scena all’ultimo Festival di Spoleto con Adriana Asti, Giorgio Ferrara e Giovanni Crippa sul palco: ecco un estratto dalla pièce teatrale
Tanti i messaggi di cordoglio per la scomparsa del regista Luca Ronconi. “Un artista poliedrico e innovatore, il cui talento fu riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo”, lo definisce Carlo Fontana, presidente dell’Agis (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo). “Attraverso le sue regie, Ronconi ci ha regalato negli anni grandi emozioni che costituiscono un patrimonio inestimabile del teatro di prosa e d’opera – ha aggiunto Fontana – Come tutti i grandi ha sempre guardato al futuro, dedicandosi continuamente alla sperimentazione e alla formazione dei giovani”. Il presidente dell’Agis ricorda di aver condiviso con il regista “esperienze teatrali straordinarie: regie memorabili per il Comunale di Bologna e per la Scala quando ricoprivo il ruolo di sovrintendente di quei teatri. Custodirò pertanto dentro di me un prezioso ricordo indelebile”. Poi Fontana conclude: “È dunque questo un giorno molto triste per il mondo dello spettacolo che viene privato di un fondamentale punto di riferimento. L’Agis e tutte le attività dello spettacolo partecipano al cordoglio per la sua scomparsa e sono vicini ai colleghi del Piccolo Teatro di Milano”.
Ha trascorso una vita tra prosa e lirica, regia e sperimentazione, rivoluzionando il teatro. Luca Ronconi avrebbe compiuto 82 anni il prossimo 8 marzo, invece è deceduto ieri al Policlinico di Milano, dove era ricoverato da alcuni giorni per complicazioni legate al virus influenzale. Debutta come attore, difatti si diploma al corso di recitazione dell’Accademia Nazionale di Arte drammatica di Roma nel 1953. Il suo debutto avviene in “Tre quarti di luna” di Luigi Squarzina, diretto da Squarzina e da Vittorio Gassman. Recita successivamente con altri grandi registi, tra i quali Orazio Costa, Giorgio De Lullo e Michelangelo Antonioni. Poi, quasi per caso, nel 1963 inizia a lavorare come regista con la compagnia di Corrado Pani e Giamaria Volonté, sino ad arrivare alla fama con “L’Orlando furioso” Di Ariosto nel 1969. Nel 1974 si dedica alla direzione dello stesso dramma in una versione cinematografica. Da qui la versione televisiva andata in onda per cinque puntate nel 1975 la domenica in prima serata. Poi collabora con diverse istituzioni teatrali, tra le quali la Biennale di Venezia, di cui diventa direttore della Sezione Teatro dal ’75 al ’77. Successivamente fonda e dirige il Laboratorio di progettazione teatrale di Prato (1977-1979) con spettacoli memorabili, tra i quali “Orestea” di Eschilo, “Utopia” da Aristofane, “Baccanti” di Euripide, “La torre” di von Hofmannsthal. Negli anni Ottanta dirige il teatro Stabile di Torino sino al 1994. Poi diventa direttore artistico del Teatro di Roma (dal 1994 al 1998). Nel 1999 affianca il direttore Sergio Escobar al Piccolo Teatro di Milano nel ruolo di direttore artistico. Carismatico anche il capitolo delle regie liriche, dove ha firmato gli allestimenti di classici italiani: Monteverdi, Bellini, Rossini, Verdi e Puccini. (Serena Marotta)