E’ il mostro di Udine il protagonista della nuova miniserie di Crime+Investigation (canale 119 di Sky) che debutta in prima visione assoluta dal 22 maggio per tre mercoledì. Una produzione che intende fare luce su uno dei “cold case” più famosi della cronaca nera italiana, quello che ha a che fare con la serie di delitti compiuti in un arco di tempo che va dal 1971 al 1989, quando almeno 14 donne vennero uccise in stradine di campagna attorno a Udine. Delle vittime, tutte donne diversamente fragili, almeno quattro furono freddate nella stessa modalità quasi rituale, che prevedeva strangolamento, sgozzamento e incisione dell’addome. Un serial killer che colpiva di notte, che prendeva di mira soltanto donne sole e in difficoltà, e di cui per molti anni non si è più parlato, quasi il suo destino fosse quello di finire dimenticato, ai margini della cronaca, così come le sue vittime, relegate ai margini della società.
MOSTRO DI UDINE, CHI È?
Ma chi è il mostro di Udine? Una risposta semplice, quasi banale, ma ancora senza risposta. Tra i faldoni delle indagini finì ad un certo punto anche un sospettato: un medico chirurgo, un uomo che sembrava poter essere collegato ai tagli inferti alle vittime. Come si arrivò al professionista? Fu una casualità a dir poco inquietante, relativa all’ultimo delitto del mostro di Udine, quello di Marina Lepre. Il chirurgo, incredibilmente, venne ritrovato sul luogo dell’uccisione a poche ore dal ritrovamento del cadavere della vittima. Il carabiniere Edi Sanson, come riportato da Il Corriere della Sera, ricorda:”Con un collega tornai nella stradina di campagna in cui quella mattina avevamo visto il corpo di Marina Lepre e nel buio c’era una macchina ferma esattamente in quel punto. Pensammo che fossero dei colleghi e ci avvicinammo a fari spenti per fare uno scherzo, senza alcuna precauzione. Invece nell’auto c’era solo un vecchio: mi sentii indifeso, come entrato nella gabbia del leone. Gli chiedemmo un documento e facemmo finta di andare via mentre in realtà ci appostammo per pedinarlo – ricostruisce Sanson nella serie tv «Il Mostro di Udine» – e così vedemmo che si dirigeva verso una chiesetta abbandonata e lì si inginocchiava per terra mormorando delle strane litanie”.
MOSTRO DI UDINE, I SOSPETTI SUL VECCHIO CHIRURGO
Era quel vecchio medico chirurgo il mostro di Udine? Le indagini su quell’uomo incontrato in quella notte del 1989 evidenziarono alcune turbe psichiche del sospettato. Lui giustificò la sua presenza sul luogo del ritrovamento del corpo di Marina Lepre con la sua preferenza per le stradine di campagna rispetto a quelle trafficate, aggiungendo con forza di non essere interessato a frequentare donna. Scandagliando la sua vita si venne a scoprire che abitava con il fratello in una casa polverosa, ma ben più inquietante risultò un altro elemento: tra il 1977 e il 1978, infatti, l’uomo viene notato mentre mima un’operazione su un paziente inestinte, con tanto di ferri chirurgici accanto a lui, sul greto del torrente Torre (dove successivamente saranno trovati i corpi di Marina Lepre e Maria Carla Bellone). I dubbi e i sospetti nei suoi confronti sono tanti, ma nessuno di questi riesce a trasformarsi in un elemento di prova e nel 1997 ne viene chiesta l’archiviazione. Dieci anni dopo quello che venne definito il “candidato perfetto a essere il mostro di Udine” muore, con lui i suoi segreti.
MOSTRO DI UDINE, LE VITTIME E LE NUOVE INDAGINI
Dicevamo come le vittime del mostro di Udine abbiano avuto in comune una caratteristica: provenivano tutte da condizioni di estremo disagio. E allora ecco l’elenco, la scia di sangue, fedelmente riportata da “Il Corriere della Sera”: Irene Belletti (assassinata il 21 settembre 1971); Maria Luisa Bernardo (uccisa il 21 settembre 1976); Jaqueline Brechbuhler (morta il 29 settembre 1979); Maria Carla Bellone (uccisa il 16 febbraio 1980); Luana Giamporcaro (ammazzata il 24 gennaio 1983); Maria Bucovaz (assassinata il 22 maggio 1984); Stojanna Joksimovic (29 dicembre 1984); Aurelia Januschewitz (3 marzo 1985); Marina Lepre (26 febbraio 1989). Erano donne fragili: qualcuna si prostituiva, qualcuna era alcolista, qualche altra si drogava. L’ex carabiniere Edi Sanson, protagonista della miniserie di Crime+Investigation, individuato il comune denominatore:”Tutte persone che non potevano lasciare tracce. Erano donne che si muovevano nella notte, senza appuntamenti presi in precedenza: era difficilissimo anche solo ricostruire le loro ultime ore. Tra l’altro in quegli anni non c’erano telecamere né intercettazioni o celle telefoniche: nelle indagini abbiamo fatto il massimo di quello che potevamo fare con i mezzi di allora”. Da poco è arrivata la riapertura delle indagini grazie a dei vecchi reperti che i legali dei familiari di alcune vittime vogliono sfruttare a pieno per continuare le ricerche. Il mostro di Udine, chissà, potrebbe essere ancora là fuori.