Natascia Meatta è stata uccisa dall’ex compagno il 17 settembre nel quartiere di Tor Bella Monaca a Roma. Lui si è difeso sostenendo che il colpo di pistola sparato alla testa è partito per sbaglio, quindi si era trattato di un tragico incidente. E i giudici hanno creduto a lui in tre gradi di giudizio, condannandolo in via definitiva a cinque anni di carcere per omicidio colposo. Ora l’uomo ha scontato la pena ed è libero, ma per la mamma di Natascia Meatta ci sono elementi sufficienti per far riaprire il caso. «Ci sono troppe incongruenze, aspetti importanti sono passati in secondo piano in sede di processo, come i risultati della perizia balistica sulla semiautomatica Beretta 98 stock e le deposizioni del responsabile del centro antiviolenza di Tor Bella Monaca», ha dichiarato a Fanpage. Dalla perizia balistica è emerso che la pistola aveva tre sistemi di sicurezza, tutti disattivati, e il colpo in canna. Quindi quella pistola non avrebbe potuto mai sparare per sbaglio senza imprimere sul grilletto una forza pari a 4,8 chili. E poi poche ore prima di essere uccisa la 27enne aveva preso appuntamento al centro antiviolenza di Tor Bella Monaca.
NATASCIA MEATTA, LA MADRE: “IL CASO VA RIAPERTO”
La famiglia di Natascia Meatta ha rinnovato l’appello anche ai microfoni di “La Vita in Diretta”. «Io chiedo che sia riaperto il caso, perché giustizia non è stata fatta. Ci sono troppe contraddizioni e incongruenze. Come si può essere arrivati ad una sentenza del genere?», ha dichiarato Rita, la mamma di Natascia. Anche la sorella della vittima non crede alla tesi dell’incidente: «Penso che voleva ucciderla». In studio ha citato anche i casi delle violenze subite dalla figlia. «Si era rivolta ad un centro antiviolenza e aveva fissato un appuntamento con un avvocato. Forse lui non lo accettava…». A questo si aggiunge il fatto che l’uomo è già libero: «Ha scontato un quinto della condanna. È stato un anno e qualche mese in carcere. Lui è un uomo libero». Un altro aspetto terribile di questa vicenda è che la donna è stata uccisa davanti alla figlia di due anni, che oggi ne ha sette. La paura della nonna è che l’uomo ora chieda la patria potestà e porti via la bambina. «Tempo fa si è tentato un approccio attraverso gli assistenti sociali, ma la bambina non ha voluto». Inoltre, non ha mai cercato il padre o accennato alla mancanza. Invece la mamma le manca moltissimo.