Ha aspettato 31 anni, ma alla fine Vincenzo Pavia, ex collaboratore di giustizia si è tolto un peso. Lui, pluriomicida legato alla famiglia Belfiore, nome noto agli inquirenti che si occupano di ‘ndrangheta, il mese di giugno scorso ha ammesso che Roberto Rizzi, ucciso il 20 maggio 1987 a Torino nel bar I tre moschettieri di via Pollenzo, venne ammazzato per uno scambio di persona, precisamente per un errore commesso proprio da lui, incaricato da Saverio Saffiotti, anche lui legato ai Belfiore, di uccidere Francesco Di Gennaro, detto Franco “il rosso”. Come riportato da La Stampa, la Mobile di Torino sta ripassando sotto la lente d’ingrandimento gli atti relativi ai numerosi omicidi che hanno insanguinato Torino e provincia negli anni Ottanta: non si può escludere infatti che come quello di Roberto Rizzi pure altri “cold case” giungano inaspettatamente a soluzione. (agg. di Dario D’Angelo)



CONFESSA OMICIDIO DOPO 31 ANNI

Ci sono voluti 31 lunghissimi anni, ma alla fine la verità sul caso di Roberto Rizzi, ucciso per uno scambio di persona il 20 maggio 1987 a Torino, nel bar I tre moschettieri di via Pollenzo, è venuta fuori. Ad assumersi le responsabilità di quell’omicidio è stato l’ex collaboratore di giustizia Vincenzo Pavia, legato all’epoca dei fatti alla famiglia di ‘ndrangheta Belfiore. Come riportato da La Stampa, Pavia nel giugno scorso ha deciso di confessare agli inquirenti un’altra uccisione in aggiunta alle otto di cui già era stato riconosciuto responsabile negli anni Novanta. In quell’occasione, però, il killer dei Belfiore sbagliò bersaglio. Entrato all’interno del bar fece fuoco contro un innocente e non contro quel Francesco Di Gennaro, detto Franco “il rosso” che gli era stato indicato dal mandante dell’operazione, Saverio Saffiotti, anche lui legato ai Belfiore.



CONFESSA OMICIDIO DOPO 31 ANNI: FU SCAMBIO DI PERSONA

Ad accorgersi di aver ucciso la persona sbagliata fu Vincenzo Pavia il giorno dopo l’omicidio leggendo i giornali: quello freddato nel bar I tre moschettieri di via Pollenzo a Torino non era infatti Francesco Di Gennaro, bensì Roberto Rizzi, la cui unica colpa era quella di essere frequentatore dello stesso locale e di avere una forte somiglianza con la vittima designata. Franco “il rosso”, però, non sfuggì al proprio destino: venne infatti ucciso nell’agosto dell’anno dopo, sempre all’interno di quel bar. A rispondere dell’omicidio Rizzi sarà adesso il solo Vincenzo Pavia, dal momento che Saverio Saffioti è stato a sua volta ucciso il 25 giugno 1992 per volontà del suo ex “sodale”, Salvatore Belfiore, issatosi ai vertici della famiglia di ‘ndrangheta – secondo gli inquirenti – dopo la carcerazione del fratello Domenico, condannato in via definitiva all’ergastolo per l’omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia, ucciso nel 1983.

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