Il processo a Roberto Spada sarà al centro della seconda puntata di Un giorno in pretura, in onda nella prima serata di oggi, domenica 5 maggio su Raitre. La trasmissione di Roberta Petrelluzzi, torna indietro di quasi due anni, all’8 novembre 2017, quando Daniele Piervincenzi, inviato della trasmissione di Raidue, Nemo e il film maker Edoardo Anselmi rimasero vittime di una violenta aggressione mentre stavano realizzando un servizio sulle elezioni ad Ostia. Roberto Spada, fratello di Carmine – detto Romoletto – esponente del clan Spada e condannato in primo grado a 10 anni per estorsione aggravata dal metodo mafioso, colpì con violenza Piervincenzi con una testata provocandogli la frattura del setto nasale. Diversi colpi di bastone furono riservati anche al videomaker Anselmi entrambi costretti ad allontanarsi terrorizzati. Una aggressione che rimase impressa per la sua brutalità e le cui immagini sono ormai divenute memorabili in quanto aprirono le edizioni di numerosi telegiornali e campeggiarono a lungo su numerose pagine di quotidiani online. Tutto ebbe inizio con l’avvicinamento del giornalista a Spada, incensurato, al quale chiese dell’endorsement fatto con un post su Facebook nei confronti del candidato di Casapound, Luca Marsella. Dopo aver fornito risposte ad alcune domande, ecco che accade l’impensabile: Spada perde il controllo e reagisce in maniera violenta, prima colpendo l’inviato di Nemo, poi prendendosela anche con il cameraman.
ROBERTO SPADA, AGGRESSIONE A TROUPE TV DI NEMO
Dopo la brutale aggressione a Ostia, Daniele Piervincenzi fu costretto ad una operazione d’urgenza con prognosi di 30 giorni, come spiegò in una nota ufficiale la stessa tv pubblica. La procura aprì prontamente un’indagine nei confronti di Roberto Spada con l’accusa di lesioni gravi ed il fascicolo fu affidato alla Direzione distrettuale antimafia. Il video dell’aggressione fu acquisito dai magistrati e anche i referti medici finirono agli atti. “Sono stato picchiato per aver fatto delle domande. Adesso ho una frattura complessa al setto nasale”, era stato il primo commento a caldo del giornalista ferito e che, alla trasmissione La Vita in Diretta aveva detto: “Se chiede perdono io sono pronto a perdonarlo. Dovrebbe chiedere perdono a Ostia, dove l’alto tasso di criminalità e i clan hanno rovinato il tessuto sociale di un luogo bellissimo”. Lo stesso Spada, dopo che la notizia fece il giro dei Tg e della rete, aveva commentato su Facebook: “Perdonatemi, io comprendo e rispetto il lavoro di tutti. Dopo un’ora e mezza di continuo “non voglio rilasciare nessuna intervista” entrava a forza in una associazione per soli soci disturbando una sessione e spaventando mio figlio. Voi che avreste fatto? Negli ultimi 10 giorni sono venuti almeno 30 giornalisti a scoglionare, la pazienza ha un limite”.
PROCESSO A ROBERTO SPADA E CONDANNA
Per l’aggressione alla troupe Rai, Roberto Spada è stato chiamato a rispondere in aula dell’accusa di lesioni gravi ma nel corso del processo si è dovuto decidere se applicare o meno l’aggravante del metodo mafioso. L’aggressione al giornalista era un moto di rabbia o l’intimidazione di un capoclan che non accetta intrusi nel suo territorio? La risposta è giunta con la sentenza dello scorso giugno che ha condannato Roberto Spada a sei anni di carcere con il riconoscimento dell’aggravante mafiosa. Il pm Musarò aveva chiesto la condanna a 8 anni e 9 mesi. La sentenza aveva anche disposto la misura della libertà vigilata per un anno al termine della pena per Spada e Del Puerto e stabiliti i risarcimenti in favore di Piervincenzi, Anselmi e delle altre parti civili, tra cui la Regione Lazio, il Campidoglio, l’Fnsi e l’Ordine dei Giornalisti. “La condanna in primo grado a 6 anni di reclusione inflitta a Roberto Spada e Ruben Nelson Alvarez del Puerto, ritenuti colpevoli dell’aggressione al giornalista di ‘Nemo’ Daniele Piervincenzi e al cameraman Edoardo Anselmi, è la conferma che sul litorale romano la mafia esiste, come avevano già denunciato anche altri cronisti come Federica Angeli”, avevano commentato in una nota il segretario generale e il presidente della Fnsi, Raffaele Lorusso e Giuseppe Giulietti.