Secondo quanto ricostruito dal Corriere della Sera, nel Comune di Roma vi sarebbe una “talpa” che indirizzo i suoi compagni di CasaPound nei vari alloggi liberi per poterli occupare: l’inchiesta scoop emersa nelle ultime settimane avrebbe centrato l’obiettivo su una maestra e dipendente del Campidoglio che dunque, avendo acceso alle informazioni privilegiate degli uffici comunali, avrebbe segnalato per mesi gli alloggi liberi delle casa popolari nella periferia della Capitale. Tramite CasaPound è però la stessa maestra a replicare «E’ veramente assurdo, io esco per andare a scuola e basta». Secondo Repubblica e Corriere, lei stessa sarebbe però una inquilina abusiva dell’edificio occupato da CasaPound nel quartiere Esquilino, già teatro di un profondo scontro nelle scorse settimane tra la sindaca Raggi, il Pd e il Ministro degli Interni Matteo Salvini. Al momento per la maestra-dipendente comunale potrebbe anche scattare una denuncia penale se le anticipazioni sulla stampa capitolina troveranno conferme nelle inchieste della Procura Regionale della Corte dei Conti, del Nucleo di Polizia Tributaria e della Digos.
IL CASO: TALPA DI CASAPOUND IN COMUNE?
Secondo Repubblica però, la maestra di CasaPound non sarebbe l’unica a fornire dettagli e informazioni all’interno del Campidoglio: ci sarebbe come minimo anche un impiegato che lavora per Cotral (l’azienda regionale dei trasporti) e un altro per il policlinico Umberto I. Al momento l’edificio da cui partirebbero poi le varie segnalazioni resta l’appartamento all’Esquilino, occupato da tempo da CasaPound ma di proprietà del Demanio e del Miur. Chi però non ci sta alle accuse sollevate dai media italiani è Davide Di Stefano, responsabile CasaPound Roma, che in una nota attacca «Siamo alla follia, alla fantascienza. Non esiste alcuna talpa in Campidoglio, non c’è nessuna rete di informatori. Non c’è nessuna talpa, a noi ci chiamano gli abitanti dei quartieri che ci conoscono perché in passato abbiamo magari organizzato manifestazioni, sistemato qualche parchetto o distribuito, come ad esempio a Torre Maura, di pacchi alimentari».