Una scossa di terremoto di magnitudo 5 è stata registrata questa notte, alle ore 1.05, nella zona del massiccio del Pollino, al confine tra Basilicata e Calabria, tra le province di Potenza e Cosenza. Secondo quanto riporta l’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), l’evento si è verificato a una profondità di appena 6,3 chilometri alle coordinate 39.881°N, 16.009°E, vale a dire tra i comuni di Mormanno, Laino Castello e Laino Borgo, nel Cosentino, e nel comune di Rotondo, in provincia di Potenza. Successivamente si sono verificate molte altre scosse, circa un centinaio, raggiungendo magnitudo anche di 3.3 gradi sulla scala Richter. A Scalea un uomo di 84 anni è morto per infarto, probabilmente causato dalla paura per la forte scossa iniziale. Come conferma a IlSussidiario.net il funzionario di sala sismica dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Rita Di Giovambattista, «dopo l’evento maggiore, di magnitudo 5.0, abbiamo registrato più di cento scosse, di cui la più importante all’1.16 ora italiana di magnitudo 3.3. L’evento è avvenuto in un’area che, in epoca storia, è stata interessata da terremoti molto significativi, come quello del 1708 che ha raggiunto l’ottavo-nono grado della scala Mercalli. In epoca recente, invece, più precisamente nel 1998, è stata registrata una scossa di magnitudo 5.6».
I comuni interessati dalla sequenza «sono classificati in zona sismica 1 o 2, quindi ad alta pericolosità sismica. E’ in atto una sequenza iniziata nei primi mesi del 2010 che ha fatto registrare un numero elevato di eventi, di cui il più significativo fino ad oggi di magnitudo 4.3, avvenuto il 28 maggio di quest’anno». I comuni che più di tutti hanno avvertito la scossa di magnitudo 5 di questa notte sono quelli di Rotonda (Pz), Laino Borgo (Cs), Laino Castello (Cs) e Mormanno (Cs): proprio in quest’ultimo comune, secondo quanto ha fatto sapere il comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, il colonnello Francesco Ferace, sono avvenuti diversi crolli e danni all’ospedale. La struttura è stata infatti evacuata a scopo precauzionale e al momento sono in corso verifiche sulla struttura.
Rita Di Giovambattista dell’Ingv ci spiega che dopo gli eventi del maggio scorso, avvenuti sempre nell’area del Pollino, «erano stati installate due stazioni nell’area epicentrale per migliorare il monitoraggio. In queste ore una squadra sta installando ulteriori cinque stazioni in modo tale da ottenere delle localizzazioni sempre più accurate e per registrare eventi di magnitudo anche molto piccola». Quella del Pollino, continua a spiegarci il funzionario di sala sismica dell’Ingv, «è un’area tipicamente sismica dell’Appennino meridionale, studiata in più occasioni sia dal punto di vista geologico che strumentale, attraverso costanti monitoraggi. La faglia coinvolta è ovviamente quella del Pollino e, attualmente, stiamo contestualizzando le localizzazioni ipocentrali rispetto alle faglie note dell’area». L’evento più rilevante è avvenuto a una profondità di soli 6,3 chilometri, il che ha contribuito a far avvertire maggiormente il terremoto alla popolazione vicina all’epicentro. Il fatto che dopo la scossa più grande, di magnitudo 5, siano state registrate un centinaio di terremoti, spiega Rita Di Giovambattista, «non è un fenomeno che stupisce. Dopo un evento di magnitudo abbastanza alta, il fatto che avvengano delle repliche rientra nella regola del rilascio dell’energia a seguito di questo tipo di eventi. Però, ovviamente, non possiamo sapere se quella di 5.0 sia la maggiore magnitudo che può essere registrata nell’area».
(Claudio Perlini)