Sono otto le vittime accertate del terremoto che ha colpito ancora una volta questa mattina l’Emilia-Romagna. L’epicentro della scossa, di magnitudo 5.8, è stato localizzato nel modenese, a Mirandola, ad una profondità poco elevata, tra i 5 e i 10 chilometri. Tre persone hanno perso la vita a San Felice sul Panaro nel crollo dell’azienda Meta, altre due vittime sono state registrate a Mirandola, una a Finale Emilia e un’altra a Concordia. Sembra che sia deceduto anche il parroco del comune di Rovereto di Novi, anche se non è chiaro se a causa del crollo di un edificio o per un malore. Numerosi capannoni industriali sono crollati, mentre a Mirandola avrebbero ceduto il duomo e la chiesa di San Francesco. IlSussidiario.net ha contattato Alessandro Amato, sismologo e dirigente di ricerca dell’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia: «Il terremoto del 20 maggio era stato di magnitudo 5.9 quindi la possibilità di avere non solo delle repliche, che ci sono sempre, ma anche eventualmente altre scosse forti era molto alta. In questo caso l’epicentro è spostato più verso Mirandola, dove ci sono vari archi sepolti come quello di Modena e di Ferrara che, anche se spostati più a occidente, sono strutture comunque contigue e adiacenti che si muovono allo stesso modo». Amato conferma comunque il fatto che «anche questo terremoto ha avuto la stessa dinamica di quello del 20 maggio, con una spinta nord-sud dell’Appennino sopra la Pianura padana». In particolare, ci spiega l’esperto, durante un terremoto avviene sempre la rottura di una faglia: «Si muovono due parti di una faglia che nei secoli precedenti viene caricata di energia. A un certo punto questa si rompe e irradia le onde sismiche che sono quelle che sentiamo e che creano i danni. Quello che riguarda l’Appennino sotto la Pianura padana è lo stesso processo che è iniziato appunto il 20 maggio e, nonostante fosse già noto, non aveva generato terremoti importanti negli ultimi secoli». Amato spiega poi che «quelle colpite sono normalmente zone a bassa ricorrenza e, nonostante non si verificassero da molto tempo grandi terremoti, qualche evento si è comunque verificato come nel 1996 a Reggio Emilia, nel 2000 a Forlì e anche nel 2004 e 2007 sempre nella stessa zona. La magnitudo non è mai arrivata a questi livelli ma è evidente che dei campanelli d’allarme ci sono stati e forse andavano presi con maggiore serietà. Innanzitutto con opere di prevenzione, quindi rinforzando gli edifici più deboli e costruendo al meglio quelli nuovi».
Per quanto riguarda le prossime ore, invece, Alesandro Amato spiega che «in questi minuti stiamo registrando molte repliche, anche abbastanza forti tutte nel settore del Modenese, in una zona appunto spostata leggermente verso ovest. Non possiamo fare previsioni ma sicuramente ci saranno molte repliche, probabilmente anche forti».