Un mese di scosse a ripetizione, anche molto forti, per il movimento degli Appennini che si dirigono verso Nord di alcuni millimetri l’anno e che con il tempo si ricongiungeranno alle Alpi schiacciando la Pianura Padana. E’ la motivazione della ripresa dell’attività sismica in Emilia secondo Claudio Eva, sismologo dell’Università di Genova e direttore del GNDT (Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti). Tre le scosse registrate stamattina: alle 9, alle 10.24 e poco prima delle 13. Il terremoto non lascia tregua e mette a dura prova i nervi delle popolazioni colpite dal sisma diversi giorni fa, ma anche le grandi città come Milano dove soprattutto negli edifici più alti le scosse di terremoto si sono sentite distintamente. Purtroppo si registrano dei morti nelle zone colpite e ingenti danni agli edifici già pericolanti. Ma cosa sta succedendo alla Pianura Padana? Che pericoli ci sono che si verifichino altre scosse di terremoto?
Quali sono le faglie interessate da questa scossa di terremoto?
Nella zona epicentrale è presente tutta una serie di fratture conosciute come le Pieghe emiliane, e in particolare la Dorsale ferrarese, che si estende in tutta la zona, da Ferrara al Mantovano sull’asse da Ovest verso Est. L’attività sismica dei giorni scorsi, a partire dal terremoto principale, è stata totalmente concentrata lungo questa fascia e la scossa di oggi non fa eccezione.
Ritiene possibile che si sia aperta una nuova faglia?
Preferisco parlare della riattivazione di una struttura che era precedentemente quiescente.
Che cosa ci dobbiamo aspettare dalle scosse di assestamento?
Le scosse di assestamento continueranno ancora per lungo tempo nell’area in cui hanno già colpito. Io temo fortemente che per almeno un mese avremo attività sismica che imperverserà colpendo costantemente in quell’area. Finora si sono già verificate tra le 12 e le 15 scosse.
Quali rischi si corrono per le scosse di assestamento?
L’attività in corso sta ulteriormente danneggiando le strutture già lesionate in questi giorni da parte della sequenza sismica, in particolare dalle due scosse principali di magnitudo 5.1 e 5.9. Per quanto riguarda l’attività sismica a livello nazionale, è possibile ovunque e prevedere dove potrà avvenire il prossimo terremoto è estremamente complesso. Il GNDT sta quindi valutando costantemente quanto sta avvenendo in quest’area e la sta tenendo costantemente monitorata per capire meglio quali sono i meccanismi che si stanno generando in una zona che è stata silente per circa 300-400 anni.
Per quale motivo ora si è riattivata?
La motivazione generale è legata alla dinamica del rapporto Appennini-Pianura Padana-Alpi. L’intero Appennino è in movimento, con spostamenti annui millimetrici, in quanto sta migrando verso Nord-Nord/Est. Questo fatto produce un campo formidabile di stress e deformazione nelle zone di contatto tra Pianura Padana e Appennino, che sono aree perimetrali legate al centro della Pianura Padana stessa. Si tratta di meccanismi che richiedono anni o secoli di gestazione prima di dare vita a una scossa violenta. I periodi di ritorno di queste scosse sono mediamente lunghi, pari cioè a 300-400 anni, che dal punto di vista geologico non sono lunghissimi ma significativi.
All’origine del terremoto in Emilia c’è la stessa dinamica di quello de L’Aquila?
No. Si tratta di aree completamente difformi che non hanno nulla a che vedere l’una con l’altra, e hanno meccanismi di sorgente del tutto diversi. Nella Pianura Padana ha agito il cosiddetto meccanismo compressivo, in Abruzzo nel 2009 è stato invece un meccanismo distensivo.
(Pietro Vernizzi)