Sorbara. Quando è arrivata la prima delle tre scosse di terremoto si trovavano al lavoro. Insieme, un gruppo di amici di Modena ha deciso di interrompere tutto per andare ad allestire un campo di accoglienza nel grande giardino di uno di loro, a Sorbara, tra Mirandola e Modena. Il terremoto ha prodotto gravi devastazioni un po’ ovunque, nei Comuni circostanti non è rimasta una sola casa agibile, e anche dove non ci sono danni visibili, dopo quanto è successo nessuno osa passarci la notte. Come racconta Leo B., uno di questi amici, “di fronte al terremoto non ci potevamo accontentare di trovare soltanto un rifugio per noi stessi, ma abbiamo avvertito la necessità di coinvolgerci con gli altri. Non si può restare con le mani in mano di fronte a un mare di bisogno”.



Leo, com’è la situazione a Sorbara?

Stiamo raccogliendo le tende per passare questa prima nottata. Nei prossimi giorni saremo a supporto di tutti coloro che avranno bisogno. Quella cui abbiamo preso parte è una mossa molto generalizzata e che appartiene alla popolazione in quanto tale.

In quale area state montando le tende?



Ci troviamo nel grande giardino di un nostro amico, che lo ha messo a disposizione di tutti. La parrocchia di San Felice a sua volta sta costruendo un campo per l’accoglienza degli sfollati. In quanti hanno la casa inagibile? In tantissimi, diciamo che sono tutti sfollati. Anche chi ha la casa agibile, non ha né la voglia né il coraggio di dormire nella sua abitazione. Le tende invece, essendo in spazi più ampi e aperti, sono percepite come più sicure. Ci sarà anche chi dormirà in macchina e si aggiusterà alla meglio.

Da dove vengono gli sfollati?

Dai Comuni circostanti, Cavezzo, Mirandola, Medolla, Concordia, dove le tre scosse di questa mattina sono state molto devastanti.



Che cosa l’ha colpita di più?

Il fatto che non si riesce a stare a guardare e che non ci si può accontentare di trovare soltanto un posto per sé, ma che in questa situazione si avverte il bisogno di coinvolgersi con gli altri. Anche volendo, non riusciremmo ad abbandonare chi è rimasto senza una casa. Non mi ha quindi colpito un singolo episodio, quanto piuttosto il fatto che qui è tutto in movimento, è tutto un’operatività, un ricercare un sostegno e un supporto per i propri amici e compagni.

Quando è arrivato il terremoto lei dove si trovava?

Stavo lavorando in ufficio, che però è stato chiuso per svolgere le verifiche necessarie per l’agibilità successiva. Con un gruppo di amici abbiamo quindi deciso di venire qui a montare le tende.

 

Che cosa le hanno raccontato gli sfollati?

 

Stiamo parlando con loro e cercando un riparo dove possano passare la notte. Gli anziani in particolare non possono dormire a lungo su un materassino in una tenda, e quindi siamo alla ricerca anche di alberghi e appartamenti fuori dalla zona terremotata.

 

(Pietro Vernizzi)

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