In un documento inviato ieri al Dipartimento della Protezione Civile, la Commissione Grandi Rischi ha fatto sapere che nelle zone colpite dal terremoto del 20 e 29 maggio si sta registrando un calo della sismicità, ma se questa dovesse riacutizzarsi c’è la possibilità che si sposti verso est, quindi nella zona del ferrarese. Secondo quanto riporta il documento, infatti, “nel caso di una ripresa dell’attività sismica nell’area già interessata dalla sequenza in corso, è significativa la probabilità che si attivi il segmento compreso tra Finale Emilia e Ferrara con eventi paragonabili ai maggiori eventi registrati nella sequenza”. Sembra che una volta apprese tali informazioni il capo del Dipartimento Franco Gabrielli abbia incontrato il premier Mario Monti e convocato un comitato operativo a Bologna, anche se nel documento viene ribadito che allo stato attuale delle conoscenze scientifiche non è possibile prevedere quando e dove si verificheranno i terremoti. Gabrielli ha quindi fatto sapere che nei prossimi giorni verranno intensificate le verifiche e la messa in sicurezza degli edifici pubblici e privati delle zone coinvolte: “Abbiamo una popolazione fortemente provata e dunque dobbiamo accelerare la messa in sicurezza e la ricostruzione – ha spiegato il capo della Protezione civile –, facendolo con grande attenzione. Quel che però bisogna capire è che viviamo in un paese a rischio”.



Lo stesso Gabrielli ha poi spiegato che “la Commissione ha fatto un’analisi complessiva su tre segmenti della faglia. Due si sono spezzati, il terzo no. Dunque ritiene probabile che si possa spezzare anche il terzo, ma è una situazione assolutamente imprevedibile e che può verificarsi in tutte le altre zone sismiche d’Italia”. IlSussidiario.net ha chiesto un parere ad Antonio Piersanti, dirigente di ricerca dell’Ingv, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: “La Commissione Grandi Rischi sembra dire che non si possono escludere altre forti scosse, ma è una considerazione che anche l’Ingv ha sempre sostenuto già dal primo giorno della sequenza, quindi non posso far altro che confermare. Per quanto riguarda invece questo presunto spostamento verso est, non è possibile attualmente rilasciare commenti, visto che non conosciamo le considerazioni scientifiche che stanno alla base di quanto asserito”. Nonostante ciò, Piersanti si dice convinto del fatto che Gabrielli e Monti “fanno assolutamente benissimo a convocare il comitato operativo, a tenere alto l’allarme e a insistere sulla messa in sicurezza degli edifici della zona: è sempre opportuno mantenere alto il livello dell’attenzione e non cadere nell’“errore” di ritenere conclusa la sequenza solamente perché negli ultimi giorni abbiamo assistito ad un rilascio minore di energia sismica. Come abbiamo sempre detto, fintanto che la sequenza non potrà essere considerata conclusa, c’è sempre la possibilità, ma non la certezza, di forti scosse”. 



Gli esperti della Commissione Grandi Rischi sottolineano inoltre che la probabilità che si attivi una nuova faglia esiste in Emilia come in altre zone d’Italia ma, spiega Piersanti, “è ovvio che in quella zona è in atto una sequenza sismica che la rende comunque particolare rispetto al resto del Paese. Chiaramente il fatto che la sequenza sia attiva pone l’intera zona in una situazione differente”.

Riguardo allo spostamento degli epicentri, Piersanti ci spiega infine che “in questi giorni non si è parlato naturalmente di spostamento in termini di previsioni. Semplicemente seguendo, e non anticipando, l’andamento della sequenza abbiamo rilevato che questa, soprattutto a partire dalla scossa di magnitudo 5.8 del 29 maggio, si è spostata verso ovest. Non si tratta di una previsione, ma di una semplice presa d’atto, dopo aver osservato che rispetto alla scossa principale del 20 maggio e alle repliche che le sono susseguite, con la scossa del 29 maggio si è attivata una nuova zona sismogenetica che si trova più ad ovest”.



 


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