Scosse di terremoto di magnitudo 4.1 e 3.7 in provincia di Benevento nel Sannio, oggi 27 settembre. Il parere dell’esperto Ingv – Un terremoto di magnitudo 4.1 è stato registrato alle ore 3.08 di oggi nel Sannio, in provincia di Benevento. A riferirlo è la Protezione civile, precisando che al momento non risultano danni a persone o cose. La scossa, avvenuta superficialmente, è stata avvertita distintamente dalla popolazione tra i comuni di Paduli, Pietrelcina e Sant’Arcangelo Trimonte, in provincia di Benevento. Secondo quanto riportato dall’Ingv, l’Istituto nazionale di Geofisica e vulcanologia, il terremoto si è verificato alle 3.08 con magnitudo 4.1, seguito da altre scosse più lievi: la prima si è verificata alle 3.18 (magnitudo 2.1) nella Valle dell’Aterno, vicino L’Aquila, mentre la seconda ha avuto luogo alle 3.23 (magnitudo 2.2) nel Sannio. Il sisma che ha sprigionato la maggiore energia è stato invece preceduto da altri due eventi di magnitudo 2.4, avvenuti nella stessa zona a distanza di pochi minuti. Come spiega a IlSussidiario.net Marco Neri, primo Ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sede di Catania, la scossa è stata abbastanza superficiale: l’ipocentro del terremoto di magnitudo 4.1 è stato infatti localizzato a una profondità di 11,4 chilometri, nella fascia più superficiale della crosta terrestre. «Il sisma ha presentato certamente una discreta energia – ci spiega – ma soprattutto è avvenuto a una bassa profondità. E’ per questo motivo che un particolare evento sismico viene facilmente avvertito dalle popolazioni che si trovano vicine all’epicentro, andando quindi a creare una ovvia apprensione. Non stiamo però parlando di magnitudo drammatiche, infatti al momento non sono registrati danni a persone o al patrimonio urbanistico». Il dottor Neri ci spiega anche che l’evento sismico avvenuto alle prime ore di oggi «ricade, nell’area indicata dalla mappa sismica di pericolosità dell’Ingv, esattamente al centro delle aree dell’Appennino più esposte a questo rischio, quindi si tratta di un terremoto assolutamente tipico di questa area sismotettonica.
Quasi tutti i terremoti che avvengono in quest’area dell’Appennino – continua Neri – sono prodotti dal movimento di faglie sismogenetiche, vale a dire fratture della crosta che accumulano energia fino a un livello limite, oltre il quale la crosta stessa si rompe provocando il terremoto. Nonostante non sia possibile prevedere quando avverrà la prossima scossa, si tratta di un meccanismo ben conosciuto in quest’area».
(Claudio Perlini)