Terremoto Lucca, l’intervista all’esperto Ingv – Venerdì 25 gennaio ore 15.50 circa. La terra trema. Una scossa di magnitudo 4,8 gradi della scala Richter interessa la provincia di Lucca, il suo epicentro a 15 chilometri dal capoluogo. Ma questa volta il sisma è avvertito anche nelle grandi città: a Milano, Bologna, Firenze. E come dopo ogni terremoto, tra la gente si riaccende il timore di trovarsi a che fare con un evento incontrollabile e assolutamente imprevedibile. Si sa, l’Italia è una terra sismica. Ormai dovremmo saperlo. Ma viene comunque naturale dopo aver avvertito distintamente una scossa chiedersi: “Cosa sta succedendo?”. A questa domanda Alberto Michelini, funzionario della sala sismica dell’Ingv ha risposto dicendo che statisticamente non sta cambiando nulla: “Non si può dire che c’è un periodo in cui ci sono più scosse rispetto a un altro. Ma la cosa è insignificante senza riscontri e studi che devono essere fatti per milioni di anni”. Un’analisi su questi fenomeni, partendo dall’evento odierno l’ha fatta anche Gianluca Valensise, sismologo e dirigente di ricerca dell’INGV. Quello di oggi è un terremoto che avviene in una zona sismica molto nota, una delle più sismiche di tutta l’Italia settentrionale, ci troviamo al margine sud est della struttura termogenetica che si è attivata con il terremoto del 1920 in Garfagnana. Chi abita lì sa bene che non è una zona tranquilla. Sotto questo profilo non c’è niente di particolarmente anomalo da segnalare. È stato un terremoto robusto ma non è raro che ci siano terremoti di magnitudo anche superiori a 4.
Avete rilevato dei cambiamenti dal punto di vista geologico? Dei cambiamenti negli anni è da escludere. Stiamo parlando di fenomeni legati alla tettonica attiva, movimenti della crosta terrestre che si misurano sulla scala di milioni di anni, non è come il clima che ogni tanto cambia. I terremoti si generano sistematicamente, regolarmente e i cambiamenti hanno scale molto lunghe. I terremoti forti sono rari. Il terremoto molto forte può avvenire ogni mille anni nella stessa regione.
Ci spiega meglio questo meccanismo? Se, ad esempio, l’arco della nostra esistenza coincide con l’avvento di un terremoto abbiamo l’informazione ma se viviamo o prima o dopo quel periodo, la zona dove viviamo ci può sembrare tranquilla. E comunque sono necessari altri tipi di studi per capire quel è il livello di sismicità di una regione non basta l’osservazione “a memoria d’uomo”.
Quindi i cambiamenti climatici non influiscono sui terremoti? No assolutamente no. La dinamica interna della terra non ha nulla a che vedere con il clima. È una delle poche cose di cui siamo certi.
L’Italia è una terra sismica. Quali sono le differenze tra nord, centro e sud?
Le zone più sismiche del paese si concentrano al centro sud a partire dall’Umbria, l’Abruzzo, la Campania, la Basilica, la Calabria e la Sicilia. La dorsale appenninica che corre lungo queste regioni coincide con la parte più sismica. Tuttavia, ci sono zone sismiche importanti anche nel centro nord in particolare in Toscana e quella di oggi è una delle più pericolose. Poi ci sono le zone sismiche del Friuli Venezia Giulia e quella che si è attivata nel maggio scorso, con una pericolosità di livello leggermente inferiore rispetto al centro sud.
Negli ultimi anni ci sono stati però eventi sismici significativi… Negli ultimi due anni ci sono stati terremoti che non si vedevano da un po’ di tempo, concentrati in poco tempo di livello 4 o 5, escludendo la sequenza sismica del maggio scorso.
Come si spiega? Può spiegarsi con l’accelerazione del motore geodinamico, del sistema che genera i terremoti. Non lo sappiamo con certezza. Sono fenomeni che hanno bisogno di essere studiati a fondo. Ad esempio, il 25 gennaio dello scorso anno ci fu un terremoto nell’Appennino parmense molto profondo. Ci furono, a fine gennaio, lo scorso anno tre forti scosse al nord. Il perché ci sia stata questa concentrazione non lo sappiamo questo ci sfugge completamente.
(Elena Pescucci)