Non parliamo di febbre, che la metafora non funziona quando l’emergenza caldo è davvero un’altra. Ma certo la voglia di giocare al Superenalotto in questi giorni contagia anche chi non gioca mai.

Nel mio piccolo, ieri mattina ho fatto una lunga coda in una tabaccheria di Asti, dove accettano le scommesse. Volevo giocare 5 euro ma alla fine la macchina ha equivocato i miei segni sulla schedina e sono arrivato a 11. Per scaramanzia ho lasciato così. Anzi, è probabile che ci torni perché mio figlio dice di aver sognato dei numeri.

Già, il sogno. Non c’è nulla di razionale nel tentare la sorte. Diciamocelo francamente: la ragione e soprattutto la matematica ci dicono che praticamente non ci sono chance. E il fatto che il montepremi sia arrivato alla mirabolante cifra di 144 milioni di euro non cambia la sostanza. Il banco (in questo caso lo Stato) vince sempre.

E tuttavia ci piace sognare. Fantasticare su cifre che cambierebbero le nostre vite radicalmente, immaginare gli acquisti e gli investimenti, figurarci milionari. Non me ne frega niente che sembri un pensiero piccolo borghese. E del resto anche il grande Shakespeare riteneva che “siamo fatti della stessa sostanza dei sogni”.

In ogni famiglia italiana che si rispetti poi c’è il racconto di quello zio che sognò il parente morto, magari all’estero da migrante, e che non si giocò i numeri dettati dall’avo per un errore o per un equivoco e, zac!, irrimediabilmente uscirono tutti. Dunque sogno come irrazionalità, ma anche come desiderio di cambiare, suggerimento dall’oltretomba. Quante cose sono legate a questo atteggiamento.

Il gioco come vizio, o come fuga dalla realtà, è un’altra cosa. Pochi giorni fa siamo passati da Las Vegas, nel Nevada, che è una specie di enorme Disneyland della scommessa, e lì devo dire non me la sono sentita di giocare neanche un dollaro. È il trionfo dello spreco e dell’illusione e la dimensione irrazionale del sogno quasi non c’è più, risucchiata da una logica di consumo ossessivo e violento. È la logica del cow boy al tavolo da poker, diventata esasperata. Non ti viene in mente la fortuna, ma solo la mafia che gestisce il vizio.

Per fortuna non è il caso del nostro Superenalotto, che oggi potrebbe assegnare una nuova vittoria da record. Sempre che esca la combinazione vincente.