Due episodi terribili segnano le ultime ore di una cronaca italiana comunque dominata dal caso di Sarah Scazzi, che attira ancora l’interesse degli italiani. E sono il pestaggio del tassista a Milano e l’aggressione dell’infermiera nella metropolitana di Roma. Nel giro di poche ore, la capitale e la capitale morale si sono trovate alle prese con una violenza selvaggia. Molto simile. Esplosa per futili motivi, con conseguenze drammatiche per le vittime.



Venerdì a Roma un giovane ha litigato con una donna che non conosceva, poi si è scoperto che era un’infermiera di origine straniera che abita in periferia, e l’ha mandata in rianimazione con un pugno che le ha fatto battere la testa, è ancora in coma e non si sa quali danni resteranno per sempre.

A Milano, quartiere Stadera, domenica un tassista è stato aggredito da più persone (tre finora quelle identificate e fermate dalla Polizia) perché ha investito e ucciso il cane di una ragazza che peraltro non era tenuto al guinzaglio. Sceso dalla macchina per scusarsi, è stato massacrato. Anche lui è finito in coma e non si sa bene come e quanto potrà recuperare.



La violenza nelle nostre città è spessa, avvertibile, pesante come una vera cappa che ci pesa sull’animo. Qualche giorno fa il Corriere della Sera edizione romana ha intervistato un egiziano interprete ufficiale dell’Ambasciata, che raccontava la nostra Capitale paragonandola con Il Cairo. Ha detto: «Al Cairo basta dire “aiuto” e se sei in difficoltà ti aiutano. Certo, è una città di oltre 15 milioni di abitanti nella quale non mancano topi di appartamento, ladri, perfino stupratori. Però a Roma la sicurezza va di male in peggio».

 

L’aggressione scatta spesso per un niente e l’indifferenza della gente alle liti è il segno di un’assuefazione al male, davvero pericolosa. A Milano il fenomeno sembra invece meno ordinario, legato com’è ad una specifica banda di quartiere, che taglieggia ed ottiene omertà dagli altri cittadini. Quartiere degradato e periferico, senza regole e senza controllo dello Stato.



 

E tuttavia la logica è sempre quella di uno scadimento del valore della vita e della persona. Svalutata dalla violenza metropolitana. Roma come Rio de Janeiro, Stadera come il Bronx. La soluzione non è solo la repressione dei colpevoli e le indagini a fatti avvenuti. Ma una riappropriazione della città, dei suoi spazi, delle sue vie. Milano e Roma sono due bellissime città che hanno paura di uscire di casa la sera, di prendere la metro di giorno, di guidare la macchina nel traffico sempre. Ci dobbiamo rassegnare a questa continua sottile febbre che ammala il nostro corpo sociale? Che pervade le nostre metropoli?

 

Non è un discorso di destra o di sinistra. Anche se la sicurezza sarebbe di destra, e la convivenza civile di sinistra. Ma per una volta la politica (e i mass media) dovrebbero chiedersi: quanto lavoriamo per migliorare i rapporti sociali, gestire le diseguaglianze, rendere più sicure le nostre strade? Là fuori è una giungla. Diceva Alberto Sordi: "Ma non ce l’hai una casa? E allora.. Stattene a casa"… Forse, per una volta, dovremmo prenderlo sul serio.