Brembate di sopra non è Avetrana. Diverso l’atteggiamento dei mass media, come choccati dal caso Scazzi, diversi gli abitanti del paese, più riservati e meno attenti alle tv e ai giornali, diverso soprattutto il modo con cui familiari e parenti di questa ragazza scomparsa, Yara Gambirasio, gestiscono la terribile tragedia.
Brembate di sopra non è Avetrana, perché non ci sono stati appelli pubblici, le foto sono sempre quelle, i cronisti non hanno fatto irruzione nella cameretta dell’adolescente. Non ci sono zii o cugini a piangere. Non c’è la cattiveria del paese a dipingere la ragazza scomparsa come una poco di buonro.
Brembate di sopra non è Avetrana perché le ricerche sono di massa e immediate, cani svizzeri compresi. Brembate di sopra non è Avetrana, perché Yara non aveva profili Facebook su cui speculare come per Sarah, nel suo cellulare solo dieci numeri di telefono registrati e niente sogni di viaggio a Milano o a Roma, niente passioni se non legate al grande impegno per la ginnastica.
E tuttavia l’inquietudine che ci prende allo stomaco è la stessa. Yara e Sarah sono divise solo da una consonante nei loro nomi contemporanei, da due anni di età, da una situazione sociale dissimile. Sarah ha trovato un orco sulla sua strada o forse più di uno. Comunque vada nella ristretta cerchia dei suoi familiari, i più intimi, i più vicini. Yara, abbiamo tutti pensato domenica scorsa, sembrava aver incrociato uno sconosciuto, un estraneo, addirittura uno straniero, un extracomunitario.
Brembate di sopra non è Avetrana, qui nella bergamasca il Mostro è proprio un Mostro, lontano da noi, diverso da noi, non è neanche un italiano, con quel possibile terribile misfatto non c’entriamo. Basta partire con una bella crociata contro gli invasori. Basta cacciare ben lontano l’ombra di una colpa immensa… Poi è emersa la verità. Il marocchino non c’entrava. L’errore giudiziario diventa la metafora di una colpa che ci ricade vicino.
Brembate di sopra non è Avetrana, ma gli inquirenti anche in questo caso tornano a occuparsi del giro stretto dei conoscenti di Yara. Il male, purtroppo, torna contiguo, vicino alla vita della vittima, e i sospetti tornano a pesarci sul cuore, come un macigno. Nell’orrore, la soluzione del marocchino sbucato dal nulla era fin troppo comoda per noi italiani per bene.
Brembate di sopra non è Avetrana, ma il Male diabolico di questi tempi si somiglia, si guarda allo specchio, rivela le sue similitudini. Come se Satana stesso si fosse scatenato, impossessandosi di diversi luoghi, di diversi contesti, di diverse ragazze. Il 26 agosto ha inghiottito nel buio Sarah, servendosi forse della cugina e dello zio. Il 26 novembre, tre mesi esatti dopo, ha catturato Yara, servendosi forse di due uomini, due conoscenti, adulti o ragazzi che fossero.
Brembate di sopra non è Avetrana, ma oggi i due paesi sono affratellati dal peso terribile di una tragedia che quasi soffoca due madri. Entrambe credenti. Una cattolica e l’altra dei Testimoni di Geova. Pensando a loro, allo spaventoso destino delle loro figlie, alla schiacciante prova toccata in sorte, viene da chiedersi perché.