Per una volta chiedo io al Sussidiario l’opportunità di usare il sito, diciamo così, per un fatto personale. Il fatto personale è la partecipazione al pellegrinaggio Macerata – Loreto, avvenuto nella notte tra sabato e domenica. Era la prima volta che ci andavo, nonostante esista da 30 anni, e complici le insistenze di amici ed organizzatori. Oltre alla splendida testimonianza di Rose, che veniva dall’Uganda, al saluto del sindaco di Macerata, alla bella predica del cardinale Caffarra, il tutto avvenuto nello stadio Helva Recina prima della partenza, la cosa più mi ha colpito è stato proprio il camminare. Mettere passo dopo passo, senza mai fermarsi, sempre accompagnati da canti, preghiere e dai vari Misteri del Rosario. Che notte questa notte in cui un gesto semplice della tradizione diventa l’occasione di domandare, finalmente di chiedere, di sorprendersi a pensare le cose che più contano nella vita! La bella frase di Don Giussani che campeggiava nello stadio davvero è il titolo di questo gesto: “Il protagonista della storia è il mendicante”.
Due momenti sugli altri però mi hanno profondamente commosso. Il primo: quando dallo straordinario impianto di amplificazione, che raggiungeva tutti i 90 mila partecipanti, sono state lette le intenzioni giunte da tutta Italia. Persone con problemi gravi, in coma, malati, gravidanze a rischio, famiglie in crisi, insomma nomi, volti, storie di dolore. Le domande di un popolo sofferente. Davvero come a Lourdes, a Fatima, al Divino Amore. Ai piedi di Maria, di fronte alla Grazia, le richieste dei mendicanti del 2010 sono impellenti e sussurrate.
E tuttavia, come ha detto Rose allo stadio, con profondità e semplicità, è un popolo non definito dall’orrore che pure è piombato su di esso. Secondo momento per cui mi sento in dovere di ringraziare: l’arrivo a Loreto. Quando i pellegrini dopo tante ore di cammino giungono nei pressi dalla Santa Casa c’è una folla di gente in attesa. La loro commozione diventa quella di chi ha camminato: come se tutti vedessero con più chiarezza il perché di quello che sta avvenendo. Diventa naturale guardare a Maria, alla bella statua esposta in piazza. La felicità può sorprendere alla fine di questo cammino, più di quanto ognuno dei 90mila si aspettava.