L’avevano chiamato Gennaro, ma il santo napoletano se ha agito in questa storia lo ha fatto per il bene del bambino. Loro, i genitori adottivi, sono infatti finiti nei guai per aver pagato una donna ucraina, insieme ad altre persone. Ora tutti arrestati per ordine del magistrato, con l’accusa di compravendita del piccolo. Nell’aprile di due anni fa i Carabinieri trovarono a Cervaro, vicino a Cassino, una coppia di imprenditori 50enni, con loro un piccolo di 5 mesi, poco somigliante ai presunti genitori. Un controllo fece affiorare la verità: quel Gennaro non era sangue del loro sangue e loro non avevano da esibire alcun certificato di nascita. Due anni di indagini e di ricerche e finalmente il cerchio si è chiuso.
Oltre alla madre naturale, una 21enne ucraina, sono finiti agli arresti due ucraini residenti a Teverola (in provincia di Caserta), un’altra coppia di italiani che abita a Casaluce (Caserta), e un avvocato di Aversa (del foro casertano di Santa Maria Capua Vetere) che si stava adoperando per gestire la trattativa e rendere legale l’operazione. Le accuse, a vario titolo, sono di soppressione di stato civile di minore e favoreggiamento personale.
Ma perché avere un figlio a tutti i costi, per di più facendone oggetto di un commercio clandestino e vergognoso?
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Difficile spiegare il comportamento degli imprenditori cassinati. E tuttavia il reato di cui si sono macchiati è triste e melanconico soprattutto perché li condanna ad essere considerati non più adeguati per un’adozione o per un affido temporaneo. In qualche modo chiude questo capitolo della loro esistenza.
Avere figli è molto gratificante, anche egoisticamente parlando. Ma saper governare, o come si dice oggi, gestire una mancanza è una mezza impresa. Anche per quanto riguarda l’adozione. Semmai ciò che manca è un’informazione semplice per la gente non molto acculturata. Perché abbia la possibilità di orientarsi e, insieme agli altri, prendere una decisione.