La notizia, la vera notizia di Natale, sta nell’annuncio di una nascita. A Betlemme la sala parto è una stalla, la culla una mangiatoia (presepio in latino significa mangiatoia). Per i credenti, ma anche per chi non crede, il Natale è la festa della nascita. Una nascita povera, semplice, e tuttavia luminosa. Ma chi si ricorda oggi in Italia il senso di questa bellissima festa?
Il nostro Paese, in questo Natale 2011, ha un triste record, quello di scarsa fecondità. È un problema solo apparentemente demografico, statistico. Il nuovo Presidente del Consiglio Mario Monti ne ha parlato persino nel suo discorso di insediamento al Senato. In Italia non si nasce più, e la nostra nazione diventa sempre più vecchia, seconda solo al Giappone nelle classifiche negative al riguardo. Secondo l’Ocse, nel 2050, se le cose non cambiano, un italiano su tre avrà più di 65 anni.
Un dato su tutti: nel 1970 il tasso di natalità era di 2,7 figli per donna, oggi siamo a 1,34 figli per donna, dato che crolla, se togliamo gli stranieri, sino al dato di 1,12. Tendenza drammatica che anche questa ci mette fuori dall’Europa, con la Francia a 2, e ancor più fertili Belgio, Svezia, Olanda, Inghilterra, Finlandia, Danimarca, Norvegia… Senza stranieri è il peggior dato del mondo. Anche questo vuol dire non crescere.
“Non è un problema morale” spiega Antonio Picano, psichiatra di Roma, specializzato nella cura della depressione, Presidente della associazione Strade Onlus, e animatore del progetto Rebecca dedicato alle donne in depressione perinatale, cioé nella forma psichiatrica che può colpire le mamme in gravidanza o dopo il parto. “Si tratta di un modello di organizzazione sociale dove il peso dell’inserimento sociale del nuovo nato grava tutto sulla donna”.
Fra i motivi della nuova sterilità italiana c’è sicuramente la mancanza di incentivi economici alle donne e alla famiglia. L’Italia è il Paese europeo che spende meno per la promozione della procreazione e dove c’è ancora un alto tasso di abbandono del lavoro da parte delle neo mamme. “Ma c’è soprattutto uno squilibrio fra l’attenzione verso gli anziani (eccellente e costosa spesa sanitaria, le pensioni che impiegano il 15% del nostro Pil) e l’abbandono nei confronti dei giovani e dei minori”, dice ancora Picano. Infatti, le motivazioni economiche sono solo un aspetto. Gli extracomunitari e in genere gli immigrati che abitano il gradino sociale più basso della nostra convivenza, e guadagnano meno, sono molto più prolifici. Guardano al futuro con un’altra speranza. E qui quello che conta è la cultura e, diremmo, la politica.
“Con alcuni colleghi e amici”, spiega Picano, “stiamo preparando un progetto che valorizzi maggiormente il ruolo dei minori fino a una nuova forma di rappresentanza istituzionale, solo così possiamo invertire la tendenza”. Avere figli è una fortuna enorme, oltre che una responsabilità, anche solo dal punto di vista egoistico. Procreare realizza, rilancia sul futuro, fa pensare all’Italia del domani. Ecco il miracolo di Natale di cui il nostro Paese ha davvero bisogno.