È falsa la foto del volto di un Osama Bin Laden ucciso, che lì per lì ha fatto il giro del mondo. È vero invece che è stato sepolto subito in mare. Dicono, gli americani, per rispetto alla legge islamica, ma resta il sospetto che fosse meglio chiudere subito la pratica e non lasciare una scomoda tomba, possibile sede di un pellegrinaggio di nostalgici islamici.
È il grande tema del corpo del nemico. Ovvero l’importanza della ostentazione, anche macabra, del cadavere del vinto da parte del vincitore. E insieme il desiderio di distruggere o occultare resti che potrebbero diventare ingombranti. Qualcosa che si ripete nella storia fin dai tempi della Guerra di Troia. Pensate alle peripezie del cadavere di Napoleone. O a quelle simmetriche del figlio di Luigi XVI, morto nella Bastiglia e il cui cuore venne trafugato dai monarchici.
Per noi italiani la fine di Benito Mussolini resta simbolica: piazzale Loreto. L’oltraggio del cadavere. Il duce venne infatti intercettato da un gruppo di partigiani a nord di Como, mentre stava fuggendo dall’Italia verso la Svizzera. Vestiva un’uniforme tedesca, ma venne riconosciuto e fucilato, insieme a Claretta Petacci e ad altre persone che gli erano rimaste vicine, nei pressi di Dongo il 28 aprile del 1945 dopo un processo sommario, avallato dal Comitato di Liberazione Nazionale. I cadaveri furono trasportati a piazzale Loreto a Milano e lasciati in balia dell’odio e dell’ira della folla, che infierì con colpi di pistola, sputi e calci sui corpi appesi a testa in giù.
Una fine di cui venne a conoscenza Adolf Hitler, rinchiuso nel Fuhrer bunker di Berlino, sotto la Cancelleria del Reich. All’arrivo dell’Armata rossa il 30 aprile Hitler si suicidò insieme ad Eva Braun dando ordine che il suo corpo venisse bruciato nel giardino della Cancelleria, proprio per impedirne il riconoscimento.



Ma Stalin ordinerà al Kgb una grande operazione di spionaggio per identificare le sue spoglie, operazione segretissima in cui fu coinvolto una dentista di Hitler. Solo dopo la caduta del Muro si saprà che i sovietici hanno seppellito il cadavere del grande dittatore sotto il piazzale di una sede del Kgb in Germania Est, a Magdeburgo, fino al 1970.
Chi non ricorda la foto di Ceasescu e della moglie morti, dopo l’esecuzione? Siamo nelle ultime settimane del 1989. l’anno del crollo del Muro di Berlino. Il regime di Ceausescu collassa dopo che le forze militari e della polizia locale, la Securitate, sparano sui dimostranti, nella città di Timisoara. La reazione popolare e nello stesso esercito è tale che il dittatore romeno al potere da 24 anni, non riesce più a tenere la piazza. Seguono giorni concitati, in cui il dittatore con la moglie Elena cerca la fuga, ma alla fine viene catturato e condannato a morte da un Tribunale volante militare il 25 dicembre del 1989. I generali rivoluzionari fanno riprendere Ceasescu portato via con un mezzo militare e interrogato, in particolare sulle proprie ricchezze accumulate, insieme alla moglie. Viene fucilato da un plotone dell’esercito mentre lui e la moglie cantano L’internazionale.
Poi c’è la fine di Saddam, giustiziato il 30 dicembre del 2006, al termine della seconda guerra contro l’Iraq. Mostrato al mondo dopo (e prima) la sua esecuzione. Ancora una volta le immagini garantiscono la vittoria, negano una memoria dignitosa. La propaganda e le sue immagini ufficiali sono la continuazione della guerra con altri mezzi.

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