La tensione e i tafferugli davanti a Montecitorio e poi lungo il corteo dei precari della scuola, che hanno paralizzato ieri il centro di Roma, fanno riflettere. Certamente lo scontro sociale aumenta per via delle difficoltà economiche evidenti, per la dura realtà di un’occupazione ben poco accessibile per i giovani, ma anche per le scelte politiche nel campo dell’opposizione.
Probabilmente siamo in una fase di declino del Governo Berlusconi dopo il voto amministrativo e il referendum su acqua, nucleare e legittimo impedimento. E tuttavia il rischio è che nell’euforia di un possibile ricambio alla guida del Paese, slitti, per così dire, la frizione ai principali esponenti dell’opposizione. Che si sono resi protagonisti di commenti politici molto violenti, destinati a creare un clima di scontro.
Milano, piazza Duomo, 30 maggio, dal palco un Nichi Vendola, leader di Sel, entusiasta dell’elezione di Pisapia si lascia sfuggire un: “Abbiamo espugnato Milano”. Frase criticata dal neo sindaco e per la quale Vendola ha chiesto scusa. Il 14 giugno il vicesegretario del Pd Enrico Letta commenta l’esito del referendum e dice: “È la presa della Bastiglia”. Letta invita il popolo a sollevarsi, anche in modo violento? Forse non nelle intenzioni, ma certo le parole, come dice Nanni Moretti, sono importanti e creano comunque un clima.
In particolare, sono proprio i toni forti usati da un partito che dovrebbe essere modernamente riformista come il Pd a porre domande. Se un esponente solitamente moderato e teoricamente non massimalista come Letta parla di Bastiglia, è il minimo che i precari della scuola vengano alle mani con la Polizia.
A volte si ha l’impressione che in questa fase, per non perdere l’effetto della crisi strisciante di Berlusconi, il Pd rincorra e scavalchi (nel giacobinismo) la sinistra più barricadera. E in questo senso acquista molto valore la svolta di Di Pietro e dell’Italia dei Valori che ha prodotto dalle amministrative e, soprattutto, dopo i referendum. C’è infatti un’apparente inversione dei ruoli: il Pd sembra soffiare spregiudicatamente sul fuoco dello scontro, l’ex pm di Mani Pulite sta invece impegnandosi in un dialogo istituzionale, in certo senso si è messo il doppiopetto, come dimostra il suo intervento alla Camera, proprio mentre Roma era paralizzata dai disordini.
Ora chi ha a cuore i destini del Paese sa che la crisi economica e gli obblighi internazionali sul debito mettono chiunque governi in una situazione non facile, almeno per i prossimi mesi. Il sistema Paese sembra bloccato e certo le fughe massimaliste dell’opposizione non rassicurano la maggioranza degli italiani. Chi costruisce l’alternativa a Berlusconi deve far capire bene chi e che cosa metterà in campo sul terreno della crisi. Altrimenti quando si passerà dall’emotività della Bastiglia ai problemi reali, lo choc sarà troppo forte.