Dunque è stato fermato in Ungheria uno dei presunti investitori del vigile di Milano, ucciso con un Suv ad un controllo. È una notizia che ci conforta perché è necessario che i responsabili dell’omicidio, nomadi e stranieri che siano, paghino il loro conto con la giustizia italiana, secondo le nostre regole di Stato di diritto, con un regolare processo, ma col massimo rigore. E tuttavia questa vicenda non deve passare senza che se ne sia tratto qualche insegnamento. È mai possibile che possessori e guidatori di Suv in Italia non siano sottoposti a controlli diversi e più accurati, rispetto ai guidatori di macchine normali? Non solo dal punto di vista fiscale, ma soprattutto del comportamento stradale?



Diciamoci la verità: scegliere di guidare un mezzo del genere, un 4 per 4, al netto delle eventuali necessità di viaggi davvero fuoristrada, in campagna, in montagna o su strade non asfaltate, comunica un atteggiamento spesso di superiorità. Nelle strade delle nostre metropoli questi mezzi si presentano come macchine corazzate, più alte delle altre, con paraurti sporgenti e contundenti. Grazie a questa qualità sono ormai uno “status symbol” nella giungla del traffico, da mezzo impegnativo e ingombrante ma utile, sono diventati il mezzo con cui ostentare il proprio livello sociale, tant’è che spesso al volante c’è una signora impellicciata, che sbadatamente (alla Lapo Elkann per rifarci ad un fatto avvenuto) può lasciare il mezzo in seconda fila nelle vie dello shopping…



È brutto generalizzare (ed è soprattutto sempre sbagliato) ma è un dato di fatto che spesso chi usa questi mezzi è maleducato ed ha un atteggiamento sprezzante verso il resto della gente che è per strada. Se poi in pochi giorni a Cortina d’Ampezzo salta fuori che nei controlli della Guardia di Finanza del 30 dicembre, molti erano i possessori di Suv che non avrebbero potuto permetterselo secondo quanto dichiarato al Fisco, e che da lì a poco accade il terribile episodio di Milano, i dubbi sono più che legittimi. Intendiamoci, gli autori dell’investimento di Milano sono dei delinquenti, probabilmente a prescindere dall’auto che guidano. Anche se stento a credere che avrebbero potuto uccidere e svignarsela con una Panda.



Ma restano due tipi di domande sui fuoristrada. La prima. È mai possibile che un bene di lusso (in questo caso come una Ferrari o un aereo privato) non venga toccato fiscalmente in un momento di grande crisi economica? Vi sembra giusto che vengano tagliate le pensioni e che non si prenda qualche misura diversa per chi si permette un bene super voluttuario?

La seconda. I nostri ragazzi, anche compiuti i diciotto anni, non possono guidare moto e motorini sopra i 150 cc. di cilindrata senza un esame specifico. Per questi macchinoni niente, neanche un controllo in più. Basta avere una normale patente. Non sarebbe il caso di trattare questi mezzi, questi 4 per 4, per quello che davvero sono e fanno nelle nostre strade, anche dal punto di vista del Codice stradale?   

Il caso di Milano è un caso limite, la punta di un iceberg, ma aiuta a far ragionare sulla normale follia della nostra società. Su quello che tutti accettiamo senza ribellarci.