E’ una decisione molto rara, se non senza precedenti. Di solito le Nazioni sgomitano per ottenere le Olimpiadi. Mario Monti oggi invece ha detto di no. Ha bocciato l’ipotesi della candidatura avanzata da parte del mondo imprenditoriale e da molti sportivi. Personalmente sono sollevato dalla decisione di Monti, che pure ha suscitato tante critiche soprattutto dal centro destra e dal sindaco di Roma Alemanno. Sono sollevato perché ho già vissuto da cittadino informato grandi eventi romani come il Giubileo del 2000 o i mondiali di Calcio del 1990. Due enormi occasioni mancate, con opere inutili e costose davvero “fantasma”, e con opere necessarie che invece alla fine (come il sottopasso di Castel Sant’Angelo) non sono mai andate in porto.
Il concetto è semplice: se siamo in difficoltà economica ed andiamo ogni momento in Europa e sui mercati a spiegare che stiamo risparmiando e tagliando, che senso ha avventurarsi in una spesa pubblica faraonica? Quanto, ad esempio, gli inglesi si sono pentiti dei 30 miliardi di euro già spesi per le prossime Olimpiadi di Londra? Quanto hanno pesato sui bilanci pubblici greci i soldi spesi per le Olimpiadi di Atene del 2004?
La decisione di Monti fa onore alla sua sobrietà, è coerente con un Governo che prova a cambiare la nostra immagine internazionale e ad aggredire gli sprechi della spesa pubblica. E’ dura tagliare le pensioni ai pensionati e poi avventurarsi nella costruzione di un paio di inutili cattedrali sportive in una Roma senza infrastrutture con sole due linee della metropolitana funzionanti (si fa per dire). E’ una decisione di responsabilità. I suoi critici, soprattutto nella vecchia maggioranza, criticano la poca fiducia e la rinuncia a quello che poteva essere un “fattore di sviluppo”.
Ma è dura credere che lo sviluppo venga in questo modo. La grande rinuncia di Monti va anzi valorizzata per quella che è: una vera e propria rinuncia. Un atto di Governo, che non teme l’impopolarità. Ve lo immaginate un Governo di centro destra o di centro sinistra che diceva no alle Olimpiadi di Roma?
Anche i più feroci critici di Monti dovrebbero lealmente apprezzare questo aspetto. Oggi il nostro Presidente del Consiglio si cuce sul petto una medaglia di lotta allo spreco pubblico, di serietà e sobrietà che non è solo retorica. Penso anzi che anche qualcuno dei suoi Ministri e consiglieri abbia dissentito (in silenzio), vedendosi sfumare la possibilità comunque ampia di distribuire appalti e quantomeno favori.
Fin dai tempi di Nerone e dei Flavi (quelli che costruirono il Colosseo) il popolo chiede “panem et circenses”. Per qualsiasi leader politico la tentazione demagogica e populista è fortissima. Questa volta è stato lo Stato italiano a dire di no, è il Capo del Governo a non cedere a questa tentazione. Chi è avveduto e responsabile dovrebbe solamente gioire di questo atteggiamento del nostro Premier. Che sfida le pulsioni più facilmente accontentabili. Anche chi è sinceramente deluso di questa scelta dovrebbe comprenderne il valore. Roma non è più ladrona e non cede alla tentazione di esserlo.