Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, in una intervista a Il Giornale, ha commentato i trend contemporanei per quel che concerne l’utilizzo della lingua italiana: dall’utilizzo di articoli maschili per le donne – come nel caso di Giorgia Meloni – alle reduplicazioni retoriche dei due generi, fino ai discussi asterischi e schwa. “La nostra posizione è di massima apertura per quanto riguarda i nomi di cariche e professioni femminili; minore apertura, o freno, su una serie di elementi di contorno e che includono altre scelte”, ha affermato.
Il rifiuto è netto, soprattutto, per l’utilizzo di segni che non esistono nella lingua italiana. “È un fenomeno che rompe tutto. Quando arrivo a un asterisco, che significa? Se scrivo amic*, come devo leggerlo? Non posso farlo; oppure ciascuno deve leggerlo come vuole. Lo stesso vale per lo schwa, perché è un suono che non esiste. Si rompe un rapporto che in italiano è molto stabile, ovvero quello tra grafia e pronuncia. È un rovesciamento delle regole”.
Crusca: “Stop ad asterischi e schwa, distruggono lingua”. E sul femminile…
Diversa è la situazione, secondo Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca, per quel che concerne un maggiore utilizzo di termini al femminile. “Abbiamo spinto abbastanza sui titoli, ma dobbiamo anche scegliere una linea. Non possiamo avere un contenzioso su ogni parola. L’italiano, come lingua romanza, ha una morfologia ricchissima per i casi. Oggi però la sua raffinatezza morfologica è vista come un difetto. È follia. Questi tentativi nascondono un atteggiamento autoritario, spesso camuffato da disponibilità: ‘proviamo’. Ma è sottinteso che, se non lo fai, sei vecchio e reazionario”.
Il confronto con l’inglese, in tal senso, è sempre attuale. “Ora c’è qualcuno che va credendo e spiegando che è una lingua più avanzata, perché non distingue i generi”. Allo stesso modo, tante polemiche ci sono sul maschile non marcato: “Le femministe accusano chi lo usa (come Giorgia Meloni, ndr) di violare la grammatica, ma non è vero. È una scelta ideologica, legittima, di chi si riconosce in certe rivendicazioni o di chi, invece, opta per una soluzione più tradizionale”, ha concluso.