Dopo l’ennesimo rialzo dei tassi di interesse deciso prima dalla Fed e poi dalla Banca centrale europea, per cercare di mettere un freno all’inflazione ormai galoppante da mesi, c’è molta curiosità di capire quali potranno essere gli effetti sui mercati finanziari. Ma mentre sul mercato dei capitali tradizionali gli effetti dei rialzi di interesse spesso determinano un arretramento dei listini, ancora poco chiara rimane la direzione invece dei mercati delle criptovalute.
Spesso si è ritenuto, e ancora molti la pensano cosi, che Bitcoin fosse un utile strumento antinflattivo, al pari dell’oro. Una sorta di bene rifugio per momenti di alta volatilità come quelli attuali. Secondo altri, invece, proprio la natura speculativa che hanno assunto i mercati delle criptovalute determinano una loro reazione spesso indiretta a un rialzo dei tassi di interesse, che in teoria dovrebbe avere l’effetto di ridurre la liquidità in circolazione per raffreddare certo i prezzi, ma anche gli investimenti in asset speculativi.
“Tassi più elevati generalmente riducono l’appetito per gli investimenti più rischiosi e questa è probabilmente una delle cause di un significativo calo dei prezzi delle attività digitali nell’ultimo anno”, afferma Brian Spinelli, co-chief investment officer di Halbert Hargrove a Long Beach, in California. In effetti, le criptovalute hanno risposto alla riduzione della liquidità, così come altri asset rischiosi, scendendo quando la Fed ha annunciato nel novembre 2021 la sua intenzione di alzare i tassi e poi per tutto il 2022 quando la Fed lo ha fatto in modo aggressivo. Basti pensare come il 5 gennaio dello scorso anno, il Fomc ha pubblicato le minute del 14-15 dicembre, in cui indicava che probabilmente avrebbe aumentato i tassi nel 2022. A seguito di questa pubblicazione, BTC è sceso da 46.500 a 43.200 dollari in poche ore, prima di scendere a 41.500 un paio di giorni dopo, con un calo di circa il 10%. Da lì la discesa è proseguita quasi ininterrotta fino a infrangere il muro dei 20.000 dollari per poi risalire un po ‘ la china fino agli attuali 29.000.
In generale, come spiega molto bene in un’analisi Gracy Chen, Managing Director dell’exchange crypto Bitget, “l’impatto del Fomc (il comitato della banca centrale americana che assume decisioni di politica monetaria) sul mercato crypto è indiretto” e ci sono diversi fattori che potrebbero influenzare il settore. Come elemento chiave, la manager dell’exchange cita proprio il rialzo dei tassi di interesse, che inevitabilmente potrebbe influenzare i trader: “Se la Fed aumenta i tassi d’interesse o mostra un atteggiamento più duro, ciò può portare a un aumento della domanda di dollari, facendoli apprezzare rispetto ad altre valute. Poiché molte criptovalute sono scambiate contro il dollaro Usa, un dollaro Usa più forte potrebbe portare a una riduzione della domanda di criptovalute, esercitando una pressione al ribasso sui loro prezzi” . Secondo la Chen, proprio il rialzo continuativo dei tassi potrebbe avere un impatto negativo sugli investimenti in asset speculativi come appunto le valute digitali.
La managing director di Bitget conclude dicendo:”Abbiamo osservato che dopo il crollo di Svb e Credit Suisse il prezzo del Bitcoin ha seguito l’andamento dell’oro, il che ci ricorda l’intenzione originaria di Satoshi, che è quella di creare un sistema di pagamento finanziario senza fiducia, recuperare il potere finanziario di tutti dai conglomerati finanziari e creare un sistema finanziario decentralizzato che avvantaggi tutti i partecipanti”.
Molti esperti segnalano come questi rialzi dei tassi portano a un aumento della domanda di dollari, generando quindi una riduzione della domanda di valute digitali con un conseguente calo delle loro valutazioni. In realtà, in questi primi mesi dell’anno il mercato delle criptovalute ha mostrato una discreta tenuta, malgrado i continui rialzi di tassi operati dalle banche centrali. Segno questo che gli asset digitali tendono a essere rivalutati come possibile hedge contro inflazione e calo dei mercati azionari.
Questo si è anche riscontrato, per esempio, dopo il crollo di Svb e Credit Suisse, quando il prezzo di Bitcoin ha seguito l’andamento dell’oro, il che appunto potrebbe rivalutare l’intenzione originaria del suo creatore Satoshi. Nel famoso paper del 2009, infatti, il misterioso uomo (o gruppo) che si nasconde dietro uno pseudonimo, ha elencato le ragioni che si celavano dietro alla creazione di una nuova valuta digitale. E al primo posto il suo obiettivo era quello di creare un sistema di pagamento finanziario senza fiducia, recuperare il potere finanziario di tutti da conglomerati finanziari e creare un sistema finanziario decentralizzato a vantaggio di tutti i partecipanti. Uno dei suoi chiari intenti era proprio quello di lasciare in mano alle grandi istituzioni finanziarie e in primis le banche centrali, il potere di fare il bello e il cattivo tempo sui mercati finanziari, proprio grazie agli strumenti di politica monetaria in loro possesso. Al di là di quello che pensano molti grandi finanzieri e analisti, che prevedono il crollo del Bitcoin, considerato senza alcun valore intrinseco e quindi destinato a scomparire, la valuta digitale più famosa al mondo continua a godere di ottima salute.
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