Piercamillo Davigo non ritiene di aver fatto nulla di illecito in merito ai verbali segreti di Piero Amara, né di aver violato il regolamento del Consiglio superiore di magistratura. Inoltre, non teme di essere indagato. L’ex pm di Mani Pulite ed ex membro del Csm, sentito ieri dalla procura di Roma come testimone nell’inchiesta sui dossieraggi, ha fornito la sua versione a PiazzaPulita, ricostruendo i fatti per i quali il pm milanese Paolo Storari è indagato a Roma per rivelazione di segreto. Una ricostruzione che non convince affatto Alfredo Robledo, ex magistrato collegato con Corrado Formigli su La7. «Non mi convince per niente. Dopo questa intervista lo chiamerei “Pieranguillo”, perché sfugge ai problemi veri», ha dichiarato dopo aver ascoltato le dichiarazioni di Davigo. E ha continuato ad attaccarlo: «Non è vero affatto che se avesse seguito le vie formali avrebbe svelato», dice riferendosi al fatto che Davigo non riteneva di poter seguire la procedura prevista.
Infatti, Alfredo Robledo ha letto un documento con cui rafforza la tesi secondo cui Piercamillo Davigo avrebbe dovuto consigliare a Paolo Storari, «ragazzo intelligente ma forse un po’ ingenuo, di non darglieli nemmeno quei verbali ma di metterli in una busta, salire di un piano e consegnarli al Consiglio di presidenza» del Csm.
ROBLEDO SU CASO AMARA-CSM
Invece Piercamillo Davigo non ha fatto niente di tutto ciò. Per Alfredo Robledo, dunque, «l’unico comportamento veramente serio e trasparente è stato tenuto da Nino Di Matteo», capo della procura di Palermo. Per l’ex magistrato Piero Amara «diventa un calunniatore» nel momento in cui si individua «la bugia su Sebastiano Ardita», che secondo l’avvocato farebbe parte della loggia Ungheria. Per questo «bisogna processarlo immediatamente per calunnia. Poi, una volta processato vediamo cosa ha detto di falso e cosa di vero». Robledo comunque un’idea se l’è fatta su Amara: «È chiaro che qualcosa di vero lo ha detto, Amara è un avvocato di esperienza. Conosce intrighi e situazioni antipatiche». Quindi, ritiene che abbia detto «cose false, cose verosimili e qualcosa di vero». Però per lui la loggia Ungheria «è una farsa». Ritiene che ci sia un «faccendiere», cioè Piero Amara, che «cerca di trarre un profitto personale. Perché non sono mai stati sequestrati a questo signore i milioni di euro che ha». Quindi, ha fatto una deduzione inquietante: «Secondo me c’è una parte dei servizi che ha degli interessi che attraverso di lui cerca di realizzare».
ROBLEDO ATTACCA PALAMARA
Ma in studio era presente anche Luca Palamara, con cui è andato in scena un durissimo scontro. L’appiglio è offerto dal riferimento a Nino Di Matteo, «che nulla ha da spartire con il palamaravirus». A tal proposito, Alfredo Robledo ha spiegato che il caso Palamara «è stata un’infezione della magistratura». Non solo non sono mancati attacchi da parte dell’ex magistrato a Luca Palamara, ma sono stati anche feroci. «Il mediatore, il mediatore dell’accidente. Lei è stato un boia per quello che mi riguarda». Quindi ha rincarato la dose l’ex magistrato: «Devo correggere l’espressione di Palamara quando dice “così fanno tutti”. Non è così, così fan tanti ma non tutti».