Lo avrete sicuramente già sentito su queste stesse pagine, ma l’enorme “affaire” che parte da Luca Palamara, passa dall’avvocato Piero Amara e arriva dritto dritto al Consiglio Superiore di Magistratura non si sgonfierà crediamo tanto presto: mentre le indagini delle Procure (Brescia, Perugia, Roma, Milano) proseguono a fasi alterne, emergono nuovi dettagli ancora (grazie agli immancabili “spifferi” alla stampa) questa volta dalla perquisizione effettuato dagli inquirenti romani nella casa della ex segretaria di Piercamillo Davigo al Cdm, Marcella Contraffatto.
La presunta “corvo” dell’intera vicenda Amara – ovvero colei che secondo le indagini avrebbe diffuso i verbali degli interrogatori dell’avvocato Amara presso la Procura di Milano, gli stessi passati dal pm Storari all’ex giudice di Mani Pulite in netta polemica contro il tribunale milanese che non prese provvedimenti dopo le teorie descritte dall’affarista (Loggia Ungheria, Processo Eni e quant’altro…) – in un biglietto mandato in forma anonima al togato Nino Di Matteo scriveva «il verbale di Amara è stato tenuto nascosto dal procuratore di Milano Francesco Greco», chiosando con un «chissà perché» alquanto sibillino (fonte Giuseppe Salvaggiulo su “La Stampa”).
Nei materiali a casa Contraffatto sarebbero poi stati trovati, oltre ai 6 verbali specifici sul caso Amara, anche «rassegne stampa a cura del Csm con chiave di ricerca Palamara, un estratto del libro di Palamara, fascicoli di due procedimenti disciplinari e la stampa della posizione disciplinare di Palamara, un avviso di conclusioni indagini di un procedimento romano con annesse notizie stampa», riporta sempre “La Stampa”.
MISTERO SUGLI ATTI DI DAVIGO
La domanda da porsi innanzitutto è se quel materiale è stato indicato direttamente da Davigo di inviarlo in forma “maldestramente” anonima o se la decisione fu presa solo e unicamente da Marcella Contraffatto. Il materiale delicato trovato a casa del presunto “corvo”, ragiona Anna Maria Greco su “Il Giornale”, resta il principale “giallo” sull’intera vicenda che coinvolge direttamente l’ex consigliere Csm Piercamillo Davigo. «Se ne è impossessato lei, a insaputa del capo, senza che lui se ne accorgesse introducendosi nel suo computer? Oppure c’ è stato un accordo tra i due?», si chiede giustamente la cronista del nuovo “Giornale” di Minzolini. Comprendere il perché delle azioni compiute da Contraffatto in realtà vede un substrato alquanto più dirimente e forze vera “chiave” dell’intero doppio filone Palamara-Amara nella profonda crisi della giustizia italiana: è su Davigo che gli inquirenti nelle prossime settimane dovranno capire se sia all’oscuro dell’opera di “corvo” della sua ex segretaria o se sia in qualche modo coinvolto nella messa in diffusione dei documenti così riservati come quelli ricevuti (in maniera anche lì ben poco “ordinaria”) dal pm Storari.