E’ stata varata la riforma del Csm, presentata dal Guardasigilli Alfonso Bonafede. Una riforma che ha tra i suoi capisaldi il freno alle degenerazioni del correntismo. Oltre all’introduzione di nuovi criteri per le nomine ai vertici degli uffici giudiziari e al rifiuto delle “porte girevoli” tra magistratura e politica. Si tratta di un testo particolarmente corposo, chiamato ad affrontare il regolare iter parlamentare. Tra i punti salienti della riforma approvata, insieme al decreto di Agosto, l’impossibilità di costituire gruppi tra i suoi componenti all’interno del Consiglio superiore della magistratura. “Sono molto orgoglioso di questa riforma”, ha detto il ministro Alfonso Bonafede in conferenza stampa. “E’ una riforma molto importante per la giustizia del nostro paese e per il buon funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura. L’obiettivo che ci siamo posti è scardinare il sistema che si è venuto a creare a causa delle degenerazioni del correntismo”, ha aggiunto. (Aggiornamento di Jacopo D’Antuono)
*Intervento di Alfonso Bonafede dal minuto 32.30 circa
PRONTA LA RIFORMA CSM DI ALFONSO BONAFEDE
È oramai pronta la riforma voluta da Alfonso Bonafede per la riforma del CSM: la legge delega voluta dal guardasigilli e volta ad evitare nuovi “casi Palamara” è in attesa del via libera da parte del Consiglio dei Ministri. Un testo composto di 40 articoli che, almeno nelle intenzioni del Ministro della Giustizia in quota Movimento 5 Stelle dovrebbe porre un freno al proliferare di correnti nella magistratura in modo che le toghe abbiano pure meno margini di autogovernarsi, senza dimenticare pure i passaggi in cui si cerca di mettere un freno a quelli che sono i cambi di casacca (o le cosiddette ‘porte girevoli’) passando da magistratura a politica. A proposito dell’affaire legato a Luca Palamara, proprio nella prima pagina della stessa legge delega si accenna alla “necessità di rimodulare (…) i criteri di assegnazione degli incarichi direttivi e semidirettivi”, con un riferimento successivamente anche all’introduzione di una nuova legge elettorale per quanto concerne lo stesso Consiglio Superiore della Magistratura dove viene finalmente introdotto pure il criterio della parità di genere. Vediamo più nel dettaglio, di seguito, quali sono i punti salienti della riforma Bonafede.
RIFORMA BONAFEDE: ECCO COME CAMBIERA’ IL CSM
Il testo della legge ribattezzata “spazzacorrenti” che è al vaglio dei tecnici prima di arrivare in Consiglio dei Ministri e che pure ha avuto il plauso di parte dei parlamentari dem, non convince ancora però tutti all’interno della maggioranza dal momento che per quanto concerne l’elezione dei 20 membri del CSM invocava invece il più equo criterio del sorteggio: ad ogni modo a balzare subito all’occhio sono i paletti messi sulla scelta dei capi degli uffici e dei loro vice (introduzione di un criterio temporale) con la riproposizione del criterio di anzianità a parità di valutazioni; stop invece all’accumulo di altri incarichi di capo ufficio con uno stop per la partecipazione in tal senso che dura almeno cinque anni. A livello dei poteri di questi ultimi, saranno maggiori rispetto a quelli dei colleghi e in questo modo dovrà verificare su eventuali ritardi nei processi e appurarne le cause. Il sorteggio, bocciato nella scelta dei componenti togati, viene invece introdotto per la scelta dei componenti delle varie commissioni per il conferimento degli incarichi direttivi e quindi si toglie questa prerogativa al vicepresidente.
STOP CORRENTI E CARRIERISMO, REGOLE SU MEMBRI LAICI: E SULLE ‘PORTE GIREVOLI’ TRA POLITICA E TOGHE…
Avevamo sopra accennato alla nuova legge elettorale per il CSM che prevede un sorteggio solo nel caso in cui le varie liste non raggiungano i dieci candidati, e comunque sempre rispettando il criterio della parità di genere; per quanto riguarda i meccanismi, vi saranno venti collegi di cui uno sarà riservato per la Cassazione e un altro invece per i fuori ruolo mentre i turni di votazione saranno due con la chance di esprimere un massimo di quattro preferenze in rigoroso ordine. Capitolo “membri laici”, uno dei punti su cui si era in passato maggiormente dibattuto: passa la linea del Partito Democratico coi membri laici dalle Camere, mentre semaforo rosso per quelli di provenienza governativa (e che non abbiano avuto ruolo in tal senso negli ultimi due anni). Come accennato la riforma Bonafede prevede pure che i magistrati pronti al salto in politica non possono farlo dove hanno prestato servizio negli ultimi 24 mesi e, se non eletti, non possono tornare dove si sono candidati, mentre al termine di un eventuale incarico dovranno dire addio alla toga.
Infine, vengono ‘tagliati’ i tempi per l’ingresso in magistratura (addio scuole post laurea) e si cerca di stoppare il “carrierismo”, almeno per quattro anni dopo il CSM, aspetto questo molto interessante anche per il dibattito degli ultimi mesi dato che una norma in tal senso di fatti avrebbe potuto impedire a Palamara di fare domanda per il ruolo di procuratore aggiunto nella Capitale.