Lo scandalo nel Csm non ha fine: si è dimesso anche un quarto consigliere, Corrado Cartoni, anche lui come i suoi tre “predecessori” all’incontro con Lotti e Palarmara lo scorso 9 maggio a Roma. «Ho rassegnato stamattina le dimissioni da Consigliere del Csm non per ammissione di responsabilità, ma per senso delle istituzioni Non mi è stato consentito di difendermi, e lo farò nel procedimento disciplinare. Preciso che non ho mai parlato di nomine, come erroneamente oggi mi attribuisce un quotidiano», scrive nella lettera di dimissioni dal Consiglio Superiore della Magistratura mentre al Corriere della Sera sempre Cartoni si è difeso così «io non ho parlato di nomine. Dormivo. Eravamo stati a cena con Cosimo Ferri e altri colleghi. Poi lui aveva detto perché non venite in albergo da me che dopo viene anche un altro consigliere del Csm. Ma nessuno di noi sapeva che sarebbe arrivato Lotti. Ci siamo accomodati su un divano e, vabbè, mi ero addormentato. Infatti Ferri lo dice: si è svegliato Corrado». Il ruolo di Lotti risulta sempre più centrale nell’inchiesta interna al Csm, tanto che oggi il suo compagno di partito Carlo Calenda lo attacca duramente «Dissento da Renzi. Quello di Luca Lotti non è affatto un comportamento normale. È al contrario inaccettabile da ogni punto di vista. A quale titolo e con quale scopo si concertano azioni riguardanti magistrati? Il Pd deve dirlo in modo molto più netto rispetto a quanto fatto fino ad ora».
COLLE “INCRINATA FIDUCIA DEI CITTADINI”
Caos Csm, il Quirinale ha invocato elezioni suppletive per i due togati dimissionari. «Bisogna voltare pagina rispetto a tutto quello che è successo… voltare pagina presto», l’indicazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ai suoi collaboratori: come riporta il Corriere della Sera, secondo il capo dello Stato le rivelazioni degli ultimi tempi «hanno incrinato il prestigio e la fiducia dei cittadini nella magistratura». Un caso che ha coinvolto l’ex ministro Luca Lotti, che si è difeso affermando che si sta «gettando fango» nei suoi confronti. Il pg della Cassazione però sul suo ruolo precisa che «un imputato ha contribuito alla scelta del procuratore». Una situazione che imbarazza il Partito Democratico, evidenzia Repubblica, con il segretario Nicola Zingaretti che ha dichiarato: «Il partito che ho in mente non si occupa di nomine di magistrati». Attesi aggiornamenti… (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
CSM, MATTARELLA: “ELEZIONI SUPPLETIVE PER I DUE TOGATI”
«In attuazione di quanto previsto dagli articoli 18, 26, 27 e 39 della legge 24 marzo 1958, n. 195 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella sua qualità di presidente del Consiglio superiore della magistratura, ha oggi doverosamente indetto per i giorni 6 e 7 ottobre 2019 la elezione suppletiva di due componenti magistrati appartenenti al collegio di cui all’art. 23, comma 2, lettera b) della legge 24 marzo 1958 n. 195, informando di ciò il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura e il Ministro della Giustizia» fa sapere in una nota ufficiale il Quirinale dopo il terremoto avvenuto nel Csm in questi ultimi giorni con le dimissioni di Luigi Spina e Gianluigi Morlini. Sempre il Capo dello Stato – riferiscono fonti del Colle a Rai News – considera che tali elezioni suppletive sono un primo vero passo per «voltare pagina» e restituire alla magistratura in Italia «il prestigio e la fiducia che le note vicende hanno incrinato». Non solo, il motivo di tale scelta per Mattarella rappresenta il modo giusto per cambiare le procedure elettorali da più parti richieste, mentre lo scioglimento anticipato del Csm contrasterebbe con tale necessità. «I gravi elementi che stanno emergendo in ordine al funzionamento e alla formazione del Csm conferiscono un’immagine fortemente negativa ad un organo di rilievo costituzionale dalle funzioni delicatissime. L’attuale Csm è gravato da ombre troppo serie per poter svolgere la sua funzione con la necessaria autorevolezza e imparzialità. Ci rivolgiamo dunque al Capo dello Stato, massimo garante delle regole democratiche, con un rispettoso ma accorato appello affinché proceda al più presto allo scioglimento del Csm. Nello stesso tempo sosterremo con forza in sede parlamentare la proposta di una Commissione di inchiesta su quanto è accaduto e sta accadendo nel Consiglio Superiore. Chiederemo nei prossimi giorni al presidente della Repubblica un’udienza per manifestargli, anche proprio nella sua qualità di presidente del Csm, le nostre preoccupazioni e l’urgenza di un intervento all’altezza della gravità della situazione», fa invece sapere il Presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi.
BONAFEDE “PROCEDURA CONTRO I 5 TOGATI CSM”
Il Consiglio della Magistratura, come ha richiesto ufficialmente oggi Forza Italia al Presidente Mattarella, è sempre più vicino allo scioglimento: cadono teste – dimissioni oggi anche da Antonio Lepre, uno dei togati autosopsesi, che segue Morlini e Spina nella medesima decisione – si infittiscono le intercettazioni che potrebbero presto essere pubblicate sulla stampa riguardo Lotti, Palamara e altri togati del Csm, e da ultimo il Ministro della Giustizia Bonafede ha avviato la procedura disciplinare nei confronti dei consiglieri del Csm che si erano incontrato con Luca Lotti per “designare” i nuovi membri della Procura di Roma. Corrado Cartoni, Paolo Criscuoli, Antonio Lepre e i già dimessi Luigi Spina e Gianluigi Morlini: «Il Guardasigilli, condividendo a pieno il provvedimento del procuratore generale della Corte di Cassazione, ha avanzato ulteriori contestazioni e continua a muoversi nel solco di quella compattezza delle istituzioni che ha promosso fin dall’inizio della vicenda che sta investendo il Csm», si legge in una nota del Ministro Bonafede. «Consapevole della forte tensione istituzionale venutasi a creare in questi giorni, tengo innanzitutto a ribadire con forza che ogni circostanza a me attribuita è frutto di fatti assolutamente occasionali, non programmati, ancorché inopportuni. Respingo con fermezza – si legge nella lettera di Lepre al Csm nel giorno del Plenum dove ha dato le sue dimissioni ufficiali – ogni paragone o accostamento a chi si è reso responsabile di attività illecite o trame occulte e sottolineo di aver sempre agito nell’interesse dell’Istituzione». Notevole attenzione merita però quanto afferma il pg della Cassazione Riccardo Fuzio nel merito dell’avvio procedura contro i 5 magistrati: «Si è determinato l’oggettivo risultato che la volontà di un imputato abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ufficio di procura deputato a sostenere l’accusa nei suoi confronti». In poche parole, nella ormai “famosa” riunione segreta il 9 maggio scorso tra Palamara, Lotti, Cosimo Ferri e alcuni consiglieri Csm dove si tendevano le strategie per le nomine alla Procura capitolina post Pignatone, il senatore Pd avrebbe “premuto” su scelte di magistrati che avrebbero poi dovuto decidere le sorti dell’indagine Consip su cui Lotti è ancora sotto inchiesta. Secondo Fuzio «Non è stata affatto casuale la riunione del 9 maggio tra politici e magistrati sulla nomina del procuratore di Roma»: sapevano della presenza di Palamara, Lotti e Ferri, almeno secondo quanto riferisce l’accusa della Cassazione.
CSM, CAOS MAGISTRATI DOPO IL CASO PALAMARA-LOTTI
Durante il Plenum straordinario al Consiglio della Magistratura che si terrà oggi è previsto un altro capitolo della clamorosa bufera e scandalo attorno al mondo dei magistrati, da Palamara all’Anm, passando per i rapporti tra la politica e i giudici con le presunte “nomine direzionate” dopo accordi trasversali con le varie correnti interne al Csm: ratificate le dimissioni del consigliere Gianluigi Morlini, restano autosospesi Corrado Cartoni, Antonio Lepre e Paolo Criscuoli per volere della loro corrente Magistratura Indipendente, in rotta totale con le altre correnti dopo lo scandalo Palamara-Lotti. L’inchiesta della Procura di Perugia è ormai arcinota e tutto il caos odierno nel Csm nasce da lì: il pm di Roma, ma anche ex Csm ed ex presidente dell’Anm – Luca Palamara sarebbe stato corrotto con 40mila euro per far nominare il pm Giancarlo Longo alla Procura di Gela (ma gli indagati smentiscono le cifre e la tangente). Avrebbe poi anche utilizzato un esposto al Csm per fare un sorta di dossieraggio contro Giuseppe Pignatone e Paolo Ielo, avendo in mira la possibilità di “indirizzare” la prossima ambita poltrona di Capo della Procura romana. Tramite intercettazioni “trojan” sullo smartphone di Palamara, si sarebbe venuti a conoscenza di incontri segreti tra l’ex Anm, Spina, Lotti e Ferri per nominare il ruolo di post-Pignatone a Roma: «Palamara e Lotti avrebbero sostenuto per quel ruolo il procuratore generale di Firenze Marcello Viola», spiega il Sole 24 ore, ma quella nomina è restata congelata in attesa di valutazioni.
SCANDALO CSM, LA VERSIONE DI ROBLEDO
Nel frattempo lo scandalo delle toghe si è allargato, con la possibilità di “coinvolgimento” anche dal Quirinale, oltre al semplice fatto che il Presidente della Repubblica sia anche il capo del Csm per costituzione: secondo Carlo Bonini di Repubblica, «Palamara e Ferri, fanno riferimento alla circostanza che a mettere sull’avviso di quelle intercettazioni siano stati dei consiglieri del Csm che a loro volta hanno saputo quella circostanza coperta da segreto da una fonte del Quirinale. Palamara a questo punto interrompe i pm che lo interrogano». Insomma, potrebbe esserci stato un coinvolgimento indiretto di Mattarella o di qualcuno dal Colle per cui l’ombra dello scandalo Csm potrebbe anche essere maggiore (Bonini fa anche il nome di una presunta “talpa” interna al Colle, tal Stefano Erbani, consigliere per gli affari dell’Amministrazione della Giustizia del Vapo dello Stato che però ha definito come “totalmente inventata” la notizia filtrata): intervistato da 24Mattino a Radio 24 ha parlato oggi l’ex procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo, «Il riferimento che viene fatto da Luca Palamara, sia pure indirettamente, al Quirinale, mi pare una mossa difensiva tesa a mettere in difficoltà le alte istituzioni dello Stato, riparandosi sotto l’ombrello di confusione, di preoccupazioni e di paure. Mi pare una manovra diversiva né più e né meno». Restano però i dubbi sui presunti “spifferi” dal Quirinale che di certo sulla vicenda Palamara-Lotti-Csm potrebbe offrire diversi altri spinosi capitoli nelle prossime settimane.