I verbali segreti del controverso Piero Amara erano già usciti dalla Procura di Milano, ancor prima che venissero consegnati a Piercamillo Davigo. Nel febbraio 2020, infatti, almeno uno dei verbali era nelle mani di Vincenzo Armanna, amico di Amara e co-indagato nel processo Eni-Nigeria. Lo rivela il Corriere della Sera, spiegando che lo sventolò al procuratore aggiunto Laura Pedio e al pm Paolo Storari. Questo vuol dire che sarebbe uscito da un canale diverso, precedente e indipendente da quello che portò i verbali ad alcuni giornali e a Davigo. In un interrogatorio Armanna, quasi per sfidare i pm, spiegò di sapere che Amara stava parlando di “Ungheria”, a riprova mostrò un foglio che sembrava un verbale di Amara proprio sul tema. Ma parlando della provenienza di quel documento, avrebbe accennato ad una ricerca nel dark web. Non è ancora chiaro da chi abbia avuto quel documento, ma quel foglio era parte del verbale vero e secretato di Amara. Le ipotesi secondo il Corriere sono due: una falla nella Procura o Amara sarebbe riuscito a fotografare il verbale mentre lo rileggeva per sottoscriverlo.



L’INCHIESTA E I PUNTI DA CHIARIRE

Il pm Paolo Storari, che avrebbe consegnato i verbali all’allora consigliere Csm Piercamillo Davigo nell’aprile 2020, avrebbe informato il procuratore di Milano Francesco Greco solo un paio di settimane fa. Lo rivela il Corriere, spiegando che lo avrebbe fatto dopo che i pm romani avevano comunicato ai pm milanesi di aver scoperto la mittente degli anonimi nella figura dell’assistente di Davigo, cioè Marcella Contrafatto, che sarebbe indagata per calunnia, visto che nella lettera anonima gli inquirenti milanesi venivano accusati di non aver voluto indagare sulla loggia denunciata da Amara. Nella sua disponibilità peraltro gli investigatori della Guardia di Finanza hanno trovato dei verbali secretavi di Amara. Ora la Procura di Roma indaga per scoprire come e per quale motivo i verbali segreti di Piero Amara siano stati diffusi gettando ombre sulla Procura milanese. L’inchiesta, spiega il Corriere, deve accertare anche se il pm Storari abbia commesso un reato violando il segreto, che uso ne abbia fatto Davigo e chi sono i mandanti della successiva diffusione delle carte.

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