Cuba è accusata di sottoporre i suoi lavoratori ad un regime moderno di schiavitù dall’Onu. La questione, come ricostruito da Libero Quotidiano, riguarda in particolare i medici che vengono inviati all’estero dal Governo, che intasca gran parte del compenso previsto. In teoria i professionisti sarebbero volontari, ma è emerso che probabilmente sono invece costretti a partire. La denuncia è stata resa nota dalle Nazioni Unite lo scorso 2 gennaio attraverso la pubblicazione di una lettera che era stata inviata due mesi prima al Paese.



“Desidero attirare l’attenzione del Governo di Sua Eccellenza sulle ulteriori informazioni che ho ricevuto in relazione ad una precedente comunicazione del 6 novembre 2019 riguardante la situazione di presunte violazioni dei diritti umani subite da parte del personale medico e altri professionisti cubani che partecipano alle ‘missioni di internazionalizzazione’. Molte delle preoccupazioni evidenziate nella comunicazione precedente persistono”, si legge. Successivamente ci sono dei riferimenti specifici agli illeciti commessi dal Governo. “I lavoratori assunti spesso non hanno informazioni precise sulla destinazione e sul luogo di lavoro (ad esempio un ospedale) finché non arrivano nel Paese di destinazione”, tra questi.



Cuba accusata di schiavitù da Onu: il giro di affari coi medici

Le limitazioni più pesanti imposte dal Governo di Cuba ai medici inviati all’estero, che hanno portato alle accuse di schiavitù da parte dell’Onu, tuttavia, riguardano la vita personale dei diretti interessati. “Una volta all’estero, le persone assunte devono rispettare la legislazione cubana e, tra gli altri obblighi, informare il proprio superiore immediato di una relazione con una persona cubana o straniera. Inoltre, qualsiasi visita a parenti o amici nella città in cui un lavoratore cubano presta servizi, o l’intenzione di sposarsi nel paese in cui prestano servizi, dovrà essere annunciata al diretto superiore”, viene spiegato.



È difficile che i malcapitati riescano a sottrarsi dal regime in questione, dato che vengono costantemente sorvegliati da funzionari cubani oppure da altri lavoratori a cui viene affidato questo incarico. Anche durante i loro giorni liberi dal lavoro, i medici non possono uscire di casa in determinati orari né tantomeno recarsi in vacanza in posti a propria scelta senza autorizzazione. La pena, in caso di violazioni che portano al mancato completamento della missione, è di otto anni di detenzione. Il tutto in contrasto con le norme internazionali.