La Cuba della Rivoluzione di Fidel Castro sembra essere, ormai, poco più di un lontano ricordo, qualcosa che sopravvive solo perché nei libri di storia se ne parla ancora. D’altronde il sogno rivoluzionario era già ben più che sopito dalla caduta dell’URSS, che lasciò L’Avana praticamente sola nel mondo, e seppur ci abbia pensato poco dopo Raúl Castro a ridare speranza ai cubani, l’arrivo di Miguel Díaz-Canel nel 2018 ha cambiato nuovamente le carte in tavola.
Cuba, nel frattempo, oltre alla problematiche politiche interne, si è trovata anche a fronteggiare minacce e sanzioni sempre più pesanti da parte degli USA. Se Obama, infatti, aveva allentato le sanzioni, Trump le ha nuovamente inasprite, mentre il covid ha fatto sì che il ‘problema’ cubano passano in secondo (terzo, forse quarto) piano per Biden. Covid che, inoltre, ha azzerato il turismo verso la rivoluzionaria Cuba, da sempre economicamente legata a filo doppio alla spinta turistica. Allo stato attuale, insomma, L’Avana versa in quella unanimemente ritenuta la sua peggiore crisi negli ultimi 30 anni, aggravata dall’esodo di massa di oltre il 10% dei cubani nell’arco di appena due anni.
Come si vive nella Cuba dove la Rivoluzione sembra essere un ricordo
A raccontare le fine della Rivoluzione di Cuba è un reportage dell’Avvenire, che ha raccolto le testimonianze di una popolazione che è ormai troppo stanca e affamata per avere paura nei confronti degli arresti da parte del regime. Recentemente, è stato annunciato l’aumento del 500% del costo del carburante, che causerà un ovvio e drastico aumento dell’inflazione, che già supera il 30%. Nella capitale la maggior parte dei lampioni sono spenti per risparmiare, e mentre scarseggia sempre di più il latte, per la prima volta nella sua storia il governo cubano ha chiesto aiuto al Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite.
I negozi in tutta Cuba sono praticamente vuoti, mentre i pochi che hanno ancora un po’ di merce sono deserti, perché la gente, in media, vive con il corrispondente di 40 dollari al mese. Le uova, il latte, il riso, la carne che tutti i cittadini dovrebbero ricevere mensilmente, sono introvabili, mentre il poco che c’è, soprattutto frutta e verdura venduta da piccoli agricoltori ai bordi della strada, ha prezzi proibitivi. Sopravvivono, ancora i negozi che vendono in dollari i prodotti importanti, ma a prezzi del tutto simili a quelli italiani. Di fronte ad una crisi del genere, con la popolazione affamata e disperata, anche il turismo a Cuba ne risente, con resort di lusso completamente vuoti. La Rivoluzione, insomma, è diventata involuzione e sono sempre di più i cubani a tentare la fuga, con un viaggio negli USA che costa oltre 5mila dollari o un complicato viaggio attraverso il Nicaragua, per risalire tramite il Messico e sperare di passare il confine con falsi documenti messicani così, racconta amareggiato un giovane cubano all’Avvenire, “almeno se ti deportano non ti rimandano qui”.