Mente, coscienza e linguaggio sono alcune delle dimensioni di quella parte della nostra umanità denominata tradizionalmente come spirituale. Filosofi e scienziati hanno discusso per centinaia di anni sui rapporti di queste dimensioni tra di loro e anche con la nostra dimensione, diciamolo così, più corporea. Questi stessi rapporti – ancora in parte misteriosi – visti alla luce delle nuovo scoperte scientifiche nelle neuroscienze, costituiscono il tema del terzo volume di Euresis Journal, la rivista accademica on-line promossa e curata dalla Associazione Euresis: il volume in uscita si basa sul Symposium di San Marino 2011: “Brain, Mind and Language: the Mystery of the Unity of the Self”.

Non è abituale che un gruppo d’importanti scienziati si ritrovino assieme non solo per discutere sugli aspetti tecnici, ma anche per riflettere sulla propria esperienza personale di ricerca e sull’impatto che le scoperte hanno sul loro modo di vedere il mondo. Chiaramente, questa dimensione personale dell’esperienza scientifica è un fatto condiviso da tutti noi che impegniamo la vita in quest’avventura; ma è eccezionale trovarla espressa e dibattuta con una serietà e un così intenso grado di riflessione come abbiamo potuto sperimentarlo nei Symposia di San Marino.

Un altro aspetto di ricchezza di questi incontri atipici è il loro carattere veramente interdisciplinare, che nasce dall’universalità dell’esperienza umana di fronte alle domande più importante che si pone tutta la vera ricerca, sia scientifica, filosofica o teologica.

Nel Synposium dell’agosto 2011 il tema è stato la fiorente disciplina delle neuroscienze. Più specificamente, il complesso rapporto tra cervello, mente e le funzioni fondamentali della coscienza e del linguaggio. Gli scienziati e gli studiosi presenti a San Marino sono stati invitati a riflettere sui risultati delle loro ricerche e di confrontarli con l’esperienza ultima di unità che si trova sotto tutti questi concetti che ci definiscono come essere umani e che caratterizzano l’elementare – anche se ancora ben lontana dall’essere veramente capita – percezione di noi stessi.

Come le neuroscienze contribuiscono, o possono contribuire, a capire meglio questi aspetti elementari della natura umana? In questo volume di Euresis Journal proponiamo alcuni dei contributi presentati al Synposium e che approcciano il tema da angolature molto diverse: dalla linguistica sperimentale alla teologia, dalla filosofia alle neuroscienze sociali.

Le neuroscienze stanno progressivamente identificando, tramite l’approccio obiettivo e quantitativo del metodo scientifico, i complessi processi neuronali che stanno alla base di tutte le nostre funzioni cognitive, sensoriali ed emotive. Le implicazioni delle neuroscienze sono pero molto più vaste, perché le neuroscienze aiutano a stabilire un legame obiettivo con tutta una serie di esperienze alle quali abbiamo accesso di prima mano ma solo attraverso la nostra soggettività.

Il fisico e teologo inglese John Polkinghorne osservava che «ci sono questioni che nascono delle scienze e che insistentemente domandano una risposta, ma che per il loro stesso carattere trascendono l’ambito in cui la scienza è competente»: questa citazione illustra perfettamente il ruolo delle neuroscienze, che certamente aiutano a capire meglio alcuni dei problemi che gli uomini si sono posti da sempre, come la natura della coscienza, il rapporto tra mente e corpo o l’origine del linguaggio, ma che hanno bisogno anche di tutta una varietà di conoscenze umanistiche per essere adeguatamente affrontate.

Un chiaro esempio si trova nei lavori di Andrea Moro, autore presente anche in questo numero del Journal, con i primi studi neuroscientifici che indicano come la classe di sintassi linguistiche che il nostro cervello può accettare sia biologicamente limitata, come da tempo predetto dalla linguistica teorica.

Infatti, il progresso delle neuroscienze porta a considerare i nostri cervelli non come oggetti isolati ma come in continua interazione con altri cervelli e con il mondo esterno. Questo è lo scopo delle neuroscienze sociali, presentate nel contributo di John Cacioppo, professore all’Università di Chicago, dove si mostra che il mutuo rapporto sociale è un ingrediente cruciale per spiegare l’origine e la natura della coscienza.

Questa prospettiva, aperta a tutti i fattori del dibattito tra mente-cervello, viene acutamente discussa da Javier Prades, preside della facoltà di San Damaso di Madrid, esaminando i fenomeni di fiducia e fede alla luce del pensiero umanistico cristiano.

Il teologo spagnolo mostra come l’esame dei rapporti interpersonali come parte dell’esperienza elementare umana sia un ingrediente decisivo per capire meglio la natura umana in tutte le sue dimensioni, nella sua dualità affascinante di spirito (mente, coscienza, linguaggio) e corpo (cervello, sistema nervoso).

Per tutti questi motivi, le neuroscienze non sono solo un nuovo, ricco e complesso campo di sviluppo scientifico, ma rappresentano anche un paradigmatico punto d’incontro e dibattito tra le discipline scientifiche e i saperi umanistici. Un dibattito che ha molto da dire sulla nostra concezione di noi stessi, ma anche sul ruolo della scienza nella società e sulla posizione dell’uomo nella visione del mondo che la scienza moderna sta aiutando a delineare.