Questo fatto non vi riguarda: potremmo sintetizzare così la motivazione della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo per dichiarare inammissibile il ricorso con cui alcuni cittadini italiani ed associazioni di famiglie di disabili gravi hanno contestato l’autorizzazione dei giudici italiani a sospendere nutrizione ed idratazione artificiale ad Eluana Englaro.



Secondo i giudici europei, le associazioni dei malati non sono toccate direttamente dalla sentenza Englaro, perché la sentenza riguarda solo le parti direttamente coinvolte e i fatti richiamati, e cioè solo gli Englaro. La stessa Corte ha poi osservato che i ricorrenti non hanno legami diretti con Eluana: la prima firmataria del ricorso è Ada Rossi, una persona in stato vegetativo, e a rivolgersi a Strasburgo sono state associazioni di familiari di malati nelle stesse condizioni di Eluana, di medici, avvocati, e un’associazione per la difesa dei diritti dell’uomo. 



I giudici europei sono quindi giunti al paradosso secondo il quale un’associazione dedicata alla difesa dei diritti dell’uomo non ha titolo a ricorrere proprio davanti ad una Corte internazionale dei Diritti dell’Uomo; d’altra parte, sempre secondo gli stessi giudici, associazioni di sostegno alle persone con gravi cerebrolesioni non possono rivolgersi alla Corte perché i fatti in questione non riguardano direttamente un loro componente. Portando alle estreme conseguenze questo ragionamento, sarebbe come se un’associazione per il riconoscimento dei diritti di una minoranza perseguitata, per esempio gli armeni scampati al genocidio in Turchia, non potesse ricorrere alla Corte Europea per difendere un caso di un singolo armeno che non ha legami diretti con l’associazione suddetta (per esempio non è iscritto). Le conclusioni della Corte saranno pure fondate dal punto di vista del diritto, ma bisogna ammettere che le conseguenze sono piuttosto surreali.



I giudici di Strasburgo non sono voluti entrare nel merito di questo ricorso, così come hanno fatto lo scorso novembre anche i loro colleghi della Corte di Appello di Milano nei confronti del ricorso della procura generale, nella sostanza adducendo le stesse motivazioni: quella di Eluana non è una faccenda pubblica, ma riguarda solo lei e la sua famiglia. Sulla stessa lunghezza d’onda il Presidente della Regione Friuli, Tondo: novello Ponzio Pilato, ha dichiarato si tratta di un rapporto fra privati, cioè gli Englaro e la clinica Città di Udine, e quindi la regione non c’entra. 

In altre parole, dei giudici stabiliscono che una persona può essere lasciata morire di fame e di sete, e al tempo stesso dichiarano che la faccenda non è pubblica, ma un fatto privato. Migliaia di pagine di giornali, libri, trasmissioni televisive, un parlamento che solleva conflitti di competenze, anni di processi, una legge sul fine vita in dirittura di arrivo, appelli al governo e al Presidente della Repubblica, centinaia di incontri pubblici sull’argomento in tutta Italia, un atto di indirizzo del governo, e tutto questo per sentirsi poi dire che la faccenda non ci riguarda, è un fatto privato. Ci vuole se non altro una bella faccia tosta. Aspettiamo di sapere se la regione Friuli si adeguerà – come dovrebbe – all’atto di indirizzo del Ministro Sacconi, che impedisce che persone gravemente disabili come quelle in stato vegetativo possano essere private di nutrizione ed alimentazione: fino a prova contraria, Maurizio Sacconi è anche Ministro dei friulani, e le regole del Servizio Sanitario Nazionale valgono per tutti.O forse la regione Friuli non intende aderire alla Convenzione Onu sui disabili?Insomma, se un giudice c’è, a Strasburgo, ha deciso comunque di non parlare. Per fortuna c’è un Ministro a Roma.

Leggi anche

ELUANA/ 2. Morresi: una sentenza le ha tolto la vita, ora una legge può "salvarla"ELUANA/ 1. Scaraffia: diamo libertà ai medici e chiediamoci il senso della morteELUANA/ Melazzini: vi racconto la mia voglia di vivere, più forte della malattia