Perché celebriamo il Natale il 25 dicembre? Si è soliti attribuire la scelta di questa data ad una ragione di opportunità. Nel mondo antico si festeggiavano i giorni immediatamente successivi al solstizio d’inverno – cioè il giorno più breve dell’anno – in onore del sole, che a partire da quei giorni ricominciava il suo ciclo ascendente, che sarebbe culminato nella primavera. Per «cristianizzare» questa festa la Chiesa vi avrebbe sostituito quella della natività di Cristo. La cosa, poi, funzionava anche a livello simbolico, essendo Cristo il vero «sole di giustizia». In realtà ci sono altre ragioni. Il 25 dicembre è una data storica. Proviamo a spiegarci con l’aiuto di un breve saggio di Tommaso Federici, storico e teologo, scomparso nel 2002, pubblicato sulla rivista 30 Giorni nel novembre 2000.



Il punto di partenza sono i dati forniti dal vangelo di Luca. Lo scrittore sacro presenta in parallelo le nascite di Giovanni Battista e quella di Gesù. I genitori di Giovanni Battista, Zaccaria ed Elisabetta, erano avanti negli anni e senza figli. Un certo giorno (per ora restiamo nel vago) Zaccaria, che apparteneva all’ordine sacerdotale, è chiamato ad officiare il rito dell’incenso nel tempio di Gerusalemme. Mentre svolge la sua funzione, l’arcangelo Gabriele gli annuncia che sarebbe diventato padre. Ed effettivamente pochi giorni dopo Elisabetta rimane incinta e, all’incirca nove mesi dopo, nasce Giovanni Battista. Lo stesso arcangelo Gabriele porta poi l’annuncio della nascita del Salvatore ad una giovane ragazza di Nazareth, parente di Zaccaria ed Elisabetta, Maria. Luca si premura di informarci che questo avvenne quando Elisabetta era al sesto mese di gravidanza; tanto che Maria in fretta si reca dalla parente per assisterla nel parto. Gesù nasce dopo nove mesi dall’annuncio a Maria.



Ecco allora il calendario degli eventi, partendo dal Natale: 25 dicembre nascita di Cristo. 25 marzo, nove mesi prima, l’annunciazione; 24 giugno nascita di san Giovanni Battista, 24 settembre dell’anno precedente annunciazione dell’angelo a Zaccaria. Se il punto di partenza fosse la definizione del Natale secondo i termini sopra ricordati, tutte queste date sarebbero un puro calcolo a ritroso fatto apposta per far tornare i conti.

Ma ci sono alcuni particolari che inducono a un esame più attento. Raccontando di Zaccaria, Luca afferma che egli apparteneva alla classe sacerdotale di Abia e che si trovava a Gerusalemme perché proprio alla sua classe toccava celebrare in quella settimana. Dalla Bibbia sappiamo che tali classi erano dodici e che i turni erano fissati rigorosamente due volte l’anno. Da alcuni manoscritti di Qumran è stato possibile ricostruire esattamente il calendario di queste funzioni annuali. Una delle due settimane della classe di Abia cadeva proprio alla fine di settembre. Luca lo sapeva e lo sapevano anche i suoi lettori. Ed infatti nelle Chiese orientali un’antichissima tradizione festeggia l’annuncio a Zaccaria proprio il 23 settembre.



Posta come storica questa data della visione di Zaccaria nel tempio di Gerusalemme, ne consegue la storicità della data dell’annuncio a Maria (a fine marzo, quando Elisabetta era incinta di sei mesi) e quindi di quella del Natale: nove mesi dopo l’Annunciazione: il 25 dicembre.