Benedetto XVI arriverà alla Andrews Air Force Base di Washington il 15 aprile, in serata. Molti americani non si accorgeranno del suo arrivo, perché staranno pagando le tasse per il 2007, oppure si staranno precipitando al più vicino ufficio postale per pagarle entro la mezzanotte. All’aeroporto non vi sarà nessuna cerimonia ufficiale [] e il Papa andrà direttamente all’Ambasciata Vaticana. Nella mattinata del 16 aprile, giorno del suo compleanno, Papa Benedetto si recherà alla Casa Bianca per essere accolto ufficialmente negli Stati Uniti dal Presidente George W. Bush.
Secondo la Casa Bianca, il Presidente degli Stati Uniti sta preparandosi per discutere con Papa Ratzinger sul rapporto tra fede e ragione. Fin dall’inizio della sua visita, dunque, il Papa affronterà il tema del ruolo della religione nella vita e nella politica americana. Il Presidente degli Stati Uniti si sta preparando a sostenere una discussione teologica con Joseph Ratzinger: ciò non sorprende molto gli americani poichè la religione ha sempre rivestito un ruolo sociale nella vita e nella politica degli USA. Mentre scrivo questo articolo, la CNN sta trasmettendo un programma nel quale i due candidati Democratici alle presidenziali parlano della loro fede e solo un attimo fa è stato chiesto a Hillary Clinton se lei credesse nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo; lei ha risposto di sì.
Tutti i sondaggi attestano che gli americani continuano ad essere un popolo molto religioso. Molti americani credono in Dio e lo pregano in tutti i momenti importanti della loro vita, privata e pubblica. La società americana sembrerebbe la prova che l’incontro tra religione e modernità possa non essere necessariamente dannoso alla fede religiosa. Benedetto XVI ha menzionato la forza della religiosità americana come un fattore che distingue gli Stati Uniti dagli altri paesi occidentali. In America, la modernità non sembra aver portato alla eliminazione secolarista di Dio dalla vita pubblica. Tuttavia, il quadro cambia se si considera questo problema dalla prospettiva della relazione tra fede e ragione. Negli Stati Uniti, a causa dell’influenza dominante del protestantesimo, la fede sembra distaccata dalla ragione, come in molte culture secolarizzate. Il programma della CNN appena menzionato si chiama “Compassion Forum” e le domande ai candidati mostrano come “fede” in America significhi “morale”.
La fede consiste nell’obbligo di lavorare per il bene di altri, ma non ha nulla a che fare con la capacità umana di conoscere la verità su Dio e di come questa riveli la verità sul significato di essere uomini. I senatori Obama e Clinton, pur insistendo sulla “dimensione religiosa” del problema dell’aborto, hanno detto di non sapere quando la vita umana abbia inizio e quando abbia fine. L’aborto e l’eutanasia, quindi, non hanno a che fare con la verità, ma con il diritto di scelta dell’individuo, diritto che deve essere protetto dallo Stato. Alla fine, con tutta la forza della sua religiosità, il Dio della società americana non è un fattore costitutivo nei processi di decisione politica, legislativa, economica o nella sua moralità. Gli Americani possono anche non essere secolaristi ideologici; ma Dio è stato escluso da tutto ciò che la società ha scelto come fondamento legittimo per la formazione del giudizio in questi settori.
Consideriamo, per esempio, la devozione americana per la libertà. Ciò che libertà significa per gli americani non è tutto ciò che il pensiero cattolico intende per libertà: in America essa ha assunto il significato di assenza di impedimenti nella scelta tra varie opzioni. Uno degli effetti della fede sulla ragione, l’“allargamento della ragione” cui fa continuamente riferimento Benedetto XVI, è appunto il cambiamento di questa visione della libertà, mostrando come l’origine della libertà stessa risieda nel desiderio naturale, strutturale, costitutivo di amare Dio, comune a tutti gli essere umani. Libertà nel pensiero cattolico è ciò che il teologo americano David Schindler ha definito “un atto di amore nella ricerca di Dio”. Tutti i diritti umani hanno la loro origine in questo “desiderio naturale”.
Nella sua conversazione con gli intellettuali europei, Papa Ratzinger ha insistito sulla necessità per il pensiero occidentale di trovare un comune fondamento per il dialogo e le decisioni riguardanti i valori che definiscono la civiltà occidentale, evitando così di abbandonare la nostra concezione dei diritti umani alla potente “dittatura del relativismo”, così come è stata definita dal Papa. L’attuale riduzione della ragione alle metodologie attuali della ricerca scientifica rende impossibile il riconoscimento di un comune fondamento basato sull’esperienza dei bisogni umani. Il contributo della fede alla ragione, come affermava il Papa nel suo discorso in occasione della mancata visita all’Università La Sapienza, è di aiutare l’umanità a superare la sua rassegnazione a non poter arrivare a conoscere la verità. È quasi certo che il Papa insisterà su questi punti nel suo discorso alle Nazioni Unite, ma come parlerà di queste cose con il Presidente Bush, che ha dichiarato che il suo “filosofo preferito” era Gesù Cristo, e con il suo Paese?
Il tema della visita del Papa è la speranza e, come l’attuale campagna elettorale per le presidenziali conferma, il “sogno americano” è sostenuto da una grande speranza nelle istituzioni e nella cultura americane. Questo fornisce all’autore della Spe salvi l’opportunità di parlare a e con gli Americani in un modo che essi capiranno e apprezzeranno. L’esperienza della speranza può essere il sentiero per unire la fede alla ragione. Tuttavia, il pubblico più importante per il Papa saranno i cattolici americani. Mi sembra che la migliore sintesi della sfida che il Papa ha di fronte sia quanto detto, a commento della sua visita, da Carl Anderson (Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, la più grande organizzazione cattolica maschile nel mondo), il cui aiuto finanziario e di servizio personale rende possibile molto di quanto fa la Chiesa Cattolica americana. Egli ha affermato: «Alexis De Tocqueville nella Democrazia in America (un libro che è molto familiare a Ratzinger) ha scritto un capitolo molto conciso sul cattolicesimo in America, e alla fine del capitolo, l’autore ha profetizzato, per quanto incredibile possa essere sembrato a quel tempo – e io penso lo possa sembrare anche oggi – che forse un giorno l’America o avrebbe perso completamente la fede cristiana, o sarebbe diventata una nazione cattolica». E’ una profezia interessante da valutare, ancor più interessante per quelli di noi che sono cattolici, su cui lavorare, e lavorarci come testimonianza personale, come esempio personale di forza e bontà e gioia della Cristianità. Benedetto XVI proporrà questo durante il suo viaggio negli Stati Uniti, attraverso la sua personale testimonianza.
[1]: Il Presidente Bush e sua moglie, tuttavia, si recheranno all’aeroporto per salutare privatamente Benedetto XVI.