Ha aperto al pubblico il 20 aprile la mostra «Exempla. La rinascita dell’antico nell’arte italiana. Da Federico II ad Andrea Pisano», realizzata dal Meeting di Rimini in collaborazione con i Musei Vaticani e allestita a Castel Sismondo a Rimini. Un centinaio di opere provenienti dai maggiori musei italiani testimoniano la ripresa dell’antichità classica da parte di artisti del Duecento, secondo declinazioni differenti, dalla ideologia imperiale di Federico II, alla rilettura cristiana di Nicola Pisano e Arnolfo.



Erwin Panofsky, nella sua opera intramontabile «Rinascimento e Rinascenze», aveva già evidenziato come il ritorno all’antico riguardasse non solo il Rinascimento propriamente detto, ma anche la cultura carolingia e quella del Duecento europeo. Nel Duecento, in particolare nel passaggio dal romanico al gotico, le opere d’arte antica, presenti in gran numero davanti agli occhi di ogni artista, vengono guardate come «exempla», ossia modelli di auctoritas, da cui riprendere non solo elementi estetici, ma anche una componente etica:proprio per i suoi valori morali l’antico nel Duecento è considerato presente. Sempre secondo Panofsky «Il culmine del classicismo medievale fu raggiunto nel quadro generale dello stile gotico»: mentre il Rinascimento quattrocentesco percepisce l’antichità in un’ottica di malinconica lontananza, gli uomini del Duecento si concepiscono in stretta continuità con gli antichi, e questo emerge ancor più nella ricerca di «verità di vita» propria del gotico.



La mostra si apre con Federico II, che pone a fondamento della saldatura di passato e presente, realizzata da artisti e uomini di cultura presenti alla sua corte, ragioni di propaganda politica e di esaltazione della propria immagine , costruita su modelli augustei.
Nei cantieri federiciani opera Nicola Pisano che girando per l’Italia, da Piombino a Siena, a Pisa e poi a Bologna e a Perugia, diffonde la sua cultura gotica e classica, rinvigorita dagli exempla che lo scultore-architetto scopre nei sarcofaghi del Camposanto di Pisa. Non si ravvisa più in lui una ripresa dell’antichità finalizzata all’esaltazione imperiale, ma una «classicità rievocata», perché egli vi immette una nuova «verità di vita» ispirata dalla cultura cristiana d’oltralpe. Presso Nicola Pisano si formarono Arnolfo di Cambio, scultore e architetto originario di Colle Valdelsa e Giovanni Pisano, il più grande scultore del Duecento. Se nel primo il ritorno al classico si configura come ripresa dal repertorio romano ed etrusco di modelli che conferiscono alle sue opere una forte connotazione espressionistica, animata in alcuni casi da tratti di intenso naturalismo, nel secondo il senso di classica staticità del padre Nicola si trasforma in dramma di linee e di forme e il ritorno all’antico assume un pathos e un’inquietudine che proiettano l’artista verso il rinnovamento naturalistico gotico.
Il percorso arriva a toccare gli artisti romani, Pietro Cavallini e Pietro Torriti, le cui opere sintetizzano in modo straordinario elementi gotici, bizantini e classici che influenzeranno anche Giotto. Infine l’ultima sezione è dedicata ad andrea Pisano: siamo ormai nell’età di Giotto, il suo classicismo assume un carattere pacato, dai modelli greco-romani deriva la purezza delle forme e l’equilibrio dei rapporti tra rilievo e fondo.



Ideata e curata da Marco Bona Castellotti, Antonio Giuliano e da un folto comitato scientifico, la mostra si articola su una solida base di studi specifici e sul confronto diretto fra opere medievali e opere antiche, avanzando nuove proposte, soprattutto per quanto concerne la scultura di età federiciana. Nella cornice della Rocca Malatestiana, che la ospiterà dal 20 aprile al 7 settembre, con l’allestimento dell’architetto Stefano Maderna, si potranno ammirare sculture, cammei, codici miniati e dipinti che avvicinano antichità classica e medioevo e offrono un’occasione di educazione alla bellezza.

Informazioni e prenotazioni: tel. 0541/783100 – fax 0541/786422 exempla@meetingrimini.org