Abiti da sera costosissimi e vaporosi, piccole borsine griffate e variopinte da 1000 euro minimo e sandali tacco 12 di un coutourier degli anni settanta ripescato e rivitalizzato dai grandi marchi del lusso, e quindi diventati un lusso per pochissimi piedini fortunati, sono il sogno irraggiungibile di migliaia di ragazze in fiore e più grandi. Ma come fare ad avere accesso ad almeno alcuni di questi pezzi unici, così pieni di allure al punto da garantire stile bellezza e status a chi lo indossa, indipendentemente da budget mensili, spese da ridurre, fidanzati e mariti che, da sempre contrarissimi, sostengono che la bellezza vera è nella semplicità?
Un modo sicuramente divertente è rinunciare al possesso di queste meraviglie ma inseguirne l’utilizzo. E come? Il dress crossing per esempio, fantastica invenzione nata dai backstage delle passerelle della moda e poi stigmatizzata a Londra, dove piccoli gruppi di amiche, simili per vita ed esigenze, stanziano del denaro per acquistare, con molta attenzione, quattro capi giusti, must della stagione per poi indossarli a turno, possibilmente senza litigare troppo. Si sa che i gruppi di acquisto sono alla base della microeconomia!
La tecnica forse è un po’ casalinga, ma è una trovata divertente che si unisce ad una serie di comportamenti di tendenza, come gli abiti in affitto su internet, le borse in asta su e-bay, o gli swap party americani dove tutti barattano il loro guardaroba.
Forse semiologi illustri interpreteranno questo filone di tendenza come risposta del consumatore alla sempre più breve ed effimera vita del prodotto di abbigliamento di lusso. Ma a noi piace vedere anche una risposta divertente ed intelligente di chi non rinuncia a priori al superfluo, e quindi non si sente escluso in questo nostro tempo, non cerca scorciatoie per ottenere qualcosa, ma anzi partecipa con moderazione e molto senso critico.
Provate soltanto ad immaginare quanta capacità di critica in quattro donne che comprano un solo paio di scarpe!