La trasformazione implicita dell’uomo in merce e quindi in una “cosa” è un rischio sempre presente in teorie che non mettono al centro l’uomo stesso e il bene comune, che pongono l’individuo in funzione di qualcos’altro che può essere il profitto o la produttività. Il disastro della finanza creativa, dell’economia del debito, dimostra che certe critiche rivolte alla Dottrina sociale della Chiesa potevano essere risparmiate. Qualcuno, infatti, sostiene che la Dottrina cristiana sia antiquata se paragonata ai grandi perfezionamenti degli ultimi anni in materia di strumenti finanziari. Gli eventi hanno però dimostrato che gli sviluppi della finanza non erano poi così perfetti e che, le parole del Pontefici, da Leone XIII a Benedetto XVI in materia di pastorale sociale sono, e rappresenteranno sempre, un tesoro prezioso per il macrocosmo umano.



“Introdursi” alla Dottrina sociale, diviene quindi un imprescindibile sentiero di discussione e ricerca affinché gli uomini, leggendo criticamente il passato, possano meglio impostare la propria azione di oggi e di domani.

A fornirci le coordinate di una mappa ideale sulla Dottrina sociale della Chiesa è il recente testo di Flavio Felice e Paolo Asolan dal titolo Appunti di dottrina sociale della Chiesa. I cantieri aperti della pastorale sociale.



«Questo libro ci ricorda che se l’uomo continua a credere nel materialismo, e pertanto a pensare che la soddisfazione materiale sia sufficiente, rompendo così l’equilibrio tra scienza e fede e tra progresso tecnologico e spirituale, arriverà solo a produrre risultati di follia». A scrivere è Ettore Gotti Tedeschi, economista, banchiere, editorialista dell’Osservatore Romano e membro del Centro Studi Tocqueville-Acton, che nella presentazione all’opera, più volte evidenzia come la relazione tra economia e morale cristiana non sia antinomica ma complementare. Scrive Gotti Tedeschi: «in realtà l’etica cattolica non hai mai contraddetto le leggi economiche e lo sviluppo, anzi è stata sempre compatibile per non dire la vera promotrice del progresso tecnico economico dell’uomo».



Proprio per questo motivo, la Dottrina sociale della Chiesa nella sua valenza culturale e con la sua pretesa di offrire non soltanto precetti, ma anche una visione complessiva, coerente e cogente dell’uomo e della società coestensiva alla visione cristiana della vita, costituisce parte integrante della “Nuova evangelizzazione”.

Il testo, dopo una fotografia del magistero sociale di Giovanni Paolo II, si focalizza su alcune dimensioni classiche dell’umano sulle quali la Dottrina non ha mai mancato di elaborare riflessioni. Dal lavoro alla dimensione imprenditoriale, dalla politica all’ambiente, Felice e Asolan tentano di offrire un primo quadro sistematico di risposta alle tante questioni aperte, ricostruendo «una via di uscita – scrivono – dalle secche nelle quali la Dottrina sociale della Chiesa rischia di impantanarsi».

Il testo lancia quindi un sasso nello stagno: quello di aprire le porte della vita sociale a Cristo perché il bene comune ha bisogno di una ragione pubblica che non escluda la verità della fede cristiana. La Dottrina sociale della Chiesa si colloca proprio all’incrocio delle strade tracciate dal bene comune e dalla verità. Chiede solo di essere assunta e testimoniata per quanto essa è.

Infine una nota sui due autori che per l’occasione hanno unito due anime accademiche: quella teologica-pastoralista (Asolan) e quella filosofica-economica (Felice) per immaginare, curare, approfondire il tema della Dottrina sociale della Chiesa costruendo un lavoro di scuola, specchio degli anni di ricerca, di studio e di insegnamento presso l’Istituto pastorale Redemptor Hominis della Pontificia università lateranense di cui sono docenti.

Massimiliano Padula – Professore di Comunicazione Istituzionale alla Pontificia Università Laternanse

Il libro:

Flavio Felice – Paolo Asolan, Appunti di dottrina sociale della Chiesa. I cantieri aperti della pastorale sociale, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2008, pp. 154, € 12,00.